Ariano, una variante tecnica ferma i lavori all’ex Giorgione. Il polo di formazione di eccellenza può attendere

0
588

ARIANO IRPINO- Gli alunni possono aspettare, i lavori all’ex Giorgione sono fermi per colpa di una variante tecnica che l’amministrazione comunale del sindaco Enrico Franza non riesce proprio ad approvare.
E’ una questione squisitamente burocratica, pare. E’ la solita burocrazia a non funzionare come si deve, sono gli inghippi della macchina amministrativa che rallentano tutto.
Un piccolo vulnus procedurale che riverbera in modo esponenziale effetti negativi sulla comunità, in termini di sviluppo, di progresso.
Infatti l’ex Giorgione di via Mancini dovrà essere una struttura simbolo di Ariano: un polo scolastico di eccellenza alberghiero e agroalimentare che segnerà, secondo molti, il momento della rinascita della cittadina Ufitana, del riscatto dei giovani arianesi e non solo.
Un intervento finanziato con fondi della Provincia di Avellino guidata allora dall’ex presidente Domenico Gambacorta dopo un accordo bilaterale firmato il 29 dicembre 2015, che ha stanziato 12 milioni di euro. Non è stato facile trovare queste risorse, c’ è voluto tempo.
La firma del contratto con l’azienda c’è stato nel maggio del 2020 dopo un concorso di progettazione in cui il vincitore ha ricevuto un premio di 50 mila euro.
Il progetto è stato selezionato tra altri 128.
Un impegno notevolissimo per accelerare tutto, perché consapevoli tutti della portata dell’opera e delle sue potenzialità: l’ edificio dovrà avere una estetica e delle caratteristiche funzionali per ospitare un polo scolastico di ben 500 alunni, offrendo una formazione in materie che rispecchiano quelle che sono le vocazioni di un territorio ricco e che ha bisogno soltanto dell’energia e della competenza dei giovani per poter decollare, ha bisogno di formazione, cioè della scuola e della cultura che crea ricchezza. Senza dire che il polo darà di nuova vita al cuore cittadino di Ariano, ne rianimerà l’economia, il commercio, la socialità.
Ecco, però, che ci si mette ora la burocrazia. Ci si chiede se sia possibile che una semplice variante tecnica, al giorno d’oggi, possa essere una ragione per fermare, seppure temporaneamente, un processo di modernizzazione di un intero territorio. Sopratutto se si pensa che l’impresa pare essere intenzionata a non voler proseguire i lavori. Se la burocrazia non va, allora la politica non può nulla?