Avellino letteraria, De Matteis: così il testamento rivela la vera identità di uomini e donne

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Il testamento come documento capace di offrire uno spaccato della società e delle sue contraddizioni, di raccontare esistenze dimenticate, di svelare l’anima più autentica di uomini e donne. E’ il volume di Salvatore De Matteis “Essendo capace di intendere e di volere”, edito Sellerio, presentato questa sera a Villa Amendola ad Avellino. A confrontarsi con l’autore il direttore artistico, Annamaria Picillo, le giornaliste Maria Paola Battista e Daniela Apuzza.  A portare il proprio contributo alla riflessione l’avvocato Giovanni D’Ercole, la professoressa Milena Montanile, il direttore del Corriere Gianni Festa, il presidente dell’associazione Carlo Gesualdo Edgardo Pesiri. A curare le letture del testo l’attrice Mena Matarazzo. A curare l’interludio musicale il chitarrista, Angelo Pasquariello.

E’ Maria Paola Battista a illustrare il senso del volume di De Matteis, nolano ma avellinese d’adozione, che riunisce una serie di testamenti olografi («di proprio pugno personale») del secondo Novecento tratti dagli Archivi notarili o di stato divisi in sezione per argomento e con l’aggiunta di una ironica guida al testamento narrativo. “Testamenti che diventano strumento per trasmettere la propria identità alle generazioni successive”

De Matteis sottolinea come i testamenti diventino strumento “per comunicare quello che non sono riusciti a dire nella propria vita, senza altra mediazione che non sia la scrittura segreta. Uomini e donne si svestono della loro autorità di padri, fratelli o mariti per affermare la loro personalità, si raccontano per quello che sono, senza preoccuparsi di dover piacere agli altri. Vi troviamo riconoscenza, odio, risentimento, sono canti d’amore per la vita, l’umanità, il cosmo o banali, inattendibili disposizioni. Chiedono preghiere per la loro anima, annunciano donazioni a parenti e amici non senza qualche minaccia di ricorrere a fattucchiere nel caso le loro disposizioni non vengano rispettate. Un esempio è il padre che nel testamento, rivolgendosi ai propri figli, termina con un laconico ‘Spiacente di avervi conosciuto”.

D’Ercole parla di una letteratura involontaria, parallela a quella ufficiale, “Sono uomini e donne che scrivono per i posteri e si interrogano sulla vita stessa, ho avvertito nei testi molteplici echi pirandelliani”. Pesiri pone l’accento sul valore della letteratura che si fa riflessione sui sentimenti dell’uomo, invito ad apprezzare il valore dell’esistenza. Montanile evidenzia come si tratta di “un prezioso documento linguistico che mostra una varietà legata a determinati strati sociali, più si abbassa il livello sociale di chi scrive, più compaiono forme lessicali, dialettismi, forme apotropaiche. Un documento, quello rappresentato dai testamenti, che ho potuto mettere  a confronto con altre forme di scrittura popolare, dalle lettere dei prigionieri alle lettere dal fronte. E’ un volume che si può leggere su più livelli, da quello linguistico a quello relativo all’analisi del costume e della società”.

Il direttore Festa spiega come un volume come quello di De Matteis sia “un ulteriore tassello in direzione del recupero della memoria. Rassegne come queste sono preziose perchè dimostrano come la cultura sia uno strumento di rinascita, per reagire al degrado che ci circonda”.