Barbarito e i cattolici in politica

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La stampa locale ha già dato ampio rilievo alla scomparsa di Mons. Luigi Barbarito, certamente il più autorevole presule delle diocesi di Avellino. Ho avuto modo, in più propizie occasioni, di conoscere ed apprezzare direttamente mons. Barbarito e il ricordo più significativo che serbo di Lui è il mite e pregnante magistero sociale, in coerenza con la sua missione apostolica universale, in tanti parti del mondo, come figura di grandissimo spessore nel servizio diplomatico vaticano. In coerenza, in particolare, col suo sforzo di fondatore, promotore ed assistente ecclesiastico delle ACLI irpine, nel periodo postbellico fino al 1953, per poi iniziare il suo luminoso cammino diplomatico certo, ma essenzialmente apostolico a sostegno dei tanti bisogni di non poche comunità biognose in continenti diversi. La lucidità straordinaria – dimostrata fino alla sua scomparsa – e il suo profondo convincimento della attualissima validità della dottrina sociale della Chiesa come concreto percorso di evangelizzazione umana e sociale costituiva il tratto più emergente del suo altissimo profilo di pastore, ovunque amato ed apprezzato. Efficace sostenitore e divulgatore della corresponsabilità dei fedeli laici associati nello sforzo quotidiano di costruire il bene comune, mons. Barbarito cominciò a costituire le ACLI Irpine, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale – 20 agosto 1944 – attento al grande tentativo di Achille Grandi – fondatore delle ACLI e vicepresidente dell’Assemblea Costituente – di costituire una realtà associativa che non fosse né partito né sindacato, ma paziente e concreta scuola di formazione umana e sociale di tutti i lavoratori cristiani, di tutte le categorie presenti nel mondo del lavoro di allora: nacquero proprio nell’agosto del 1944 le ACLI. Mons. Barbarito, da giovane sacerdote, sposò questo grande disegno di pedagogia sociale e promosse Una settimana dedicata alla sensibilizzazione di giovani, adulti e anziani sull’importanza della conoscenza del più complicato e sconosciuto organo del nostro corpo: il cervello. È la Settimana Mondiale del Cervello, campagna coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain in Europa e dalla Dana Alliance for Brain Initiatives negli Stati Uniti che quest’anno si svolge tra il 13 e il 19 marzo. L’iniziativa coinvolge come ogni anno psicologi, neuroscienziati e altri professionisti del settore della salute. In Italia l’evento è animato da Hafricah.NET, portale di divulgazione neuroscientifica e partner ufficiale della Dana Foundation, con il patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e di moltissime istituzioni pubbliche e private. Tra il 13 e il 19 marzo tutto lo stivale – isole comprese – sarà animato da una serie di eventi completamente gratuiti a tema cervello che testimoniano l’entusiasmo di singoli professionisti, associazioni, centri di ricerca, cultori della materia, appassionati, pazienti, insegnanti. Avellino è parte attiva in questa iniziativa: il 13 marzo, alle 17, presso il Centro Sociale Campanello a Torrette di Mercogliano, ci sarà l’incontro informativo dal titolo “Parliamo insieme della demenza: bisogni e aiuti possibili per il malato e la famiglia”, a cura della dr.ssa Francesca Pisacreta con il contributo del dr. Carmine Marciano, dr.ssa Francesca Bove e dr.ssa Linda Orsini. nella sua Atripalda e in vari centri dell’Irpinia il movimento aclista fino a diventarne solerte assistente spirituale. Fu deciso sostenitore della presenza dei cattolici in politica per sostenere nelle sedi della rappresentanza istituzionale le ragioni degli ultimi per migliorare le miserevoli condizioni di vita dei contadini e degli operai del primo dopoguerra irpino, a partire dai cantieri scuola e dalla formazione professionale. Fu sostenitore dell’elezione di Alfredo Amatucci, come espressione del cattolicesimo sociale delle ACLI, a deputato nazionale nelle elezioni del 1948. Il magistero sociale di mons. Barbarito costituiva per lui la via maestra per costruire i precetti evangelici e i postulati del Concilio Vaticano II sulla frontiera delle emergenze quotidiane, tra la gente e con la gente umile e sofferente. Via maestra che l’illustre scomparso, appena due mesi fa e alla veneranda età di quasi 95 anni, mi indicava come ancora attualissima, nel corso di una mia visita presso l’Istituto San Giuseppe delle suore francescane di Pietradefusi. Per me, pellegrino sui percorsi civili e sociali del nostro tormentato mondo attuale, tale percorso costituisce il suo preziosissimo testamento spirituale, animato dalla speranza e dal convincimento di contribuire umilmente a costruire, a partire dalle nostre piccole comunità, un mondo migliore.
edito dal Quotidiano del Sud