Capossela ricorda Salvante, custode della cultura calitrana

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E’ Vinicio Capossela a ricordare con commozione Raffaele Salvante, direttore emerito e fondatore de Il Calitrano e del Centro Studi Calitrani, scomparso nei giorni scorsi. Questa mattina i funerali nella chiesa di San Canio
Certe storie, certe esistenze non stanno in un post, ma ugualmente mi sento in dovere di provarci per ricordare la figura di un essere umano speciale: Raffaele Salvante.
Il salvare cose, oggetti, esistenze e memoria era già inciso nel nome, perché questa è la vocazione cui ha tenuto fede per tutta la vita. Molto prima della comunità web, dopo il sisma dell’80, cercò di organizzare una pubblicazione cartacea che si ponesse come raccoglitore pubblico di memoria, come per ricostruire una comunità andata in frantumi nella diaspora dell’emigrazione. La redazione de “Il Calitrano” è stata una materica forma di “comunità liquida”: fotografie, modi di dire, proverbi, mestieri, canti, sonetti, storti nomi, ricordi, pensieri tutto finiva in questa pubblicazione pubblica che prendeva il posto della piazza vuota. Una pubblicazione che fisicamente perveniva gratuitamente, (offerta libera), a ogni latitudine in cui fosse finito un membro di quella Itaca del paese originario. Investiva nella redazione e nella spedizione i suoi risparmi. E quelli che restavano finivano in libri.
Raramente si è incontrato un amico dei libri più dedito e vorace, l’unica merce della quale ambisse al possesso. Generosamente, questa biblioteca sterminata e organizzatissima, che comprendeva poeti e dizionari di ogni dialetto d’Italia, oltre a una sezione di antropologia culturale fornitissima e ogni possibile pubblicazione che riguardasse voci del territorio, tutto questo tesoro era a disposizione di tutti nei due locali che ospitano il “Centro studi calitrani” da lui fondato. Una impresa commovente quella di custodire tutta quella cultura immateriale e non nel vuoto ventoso del Paese. Un personaggio uscito da Borges o da Marquez, di cui avrebbe saputo scrivere Carlo Levi, che così bene intese la storia dei luoghi fuori dalla Storia.
Se ne è andato immeritatamente solo tre giorni fa in uno di quei luoghi in cui oggi è relegata la malattia e il passaggio finale della vita. Oggi la comunità gli si è stretta intorno nel rito funebre. E per celebrare il suo ricordo, anche a distanza, ne divido il ricordo per iscritto e in foto, così come quella sua pubblicazione ha fatto fino a ora, portando cura alla ferita di ogni separazione.
Grazia Raffaele.
A nome di tutti e tutte, e se vi capita visitate il Centro studi calitrani (via Pietro Nenni 1, 83045 Calitri) e sostenete la pubblicazione che continua oltre l’esistenza di Raffaele. Il miglior modo per onorarne la figura. Leggere. Che la parola libro manca di una sola vocale la parola libero. Ci si può sempre aggiungere una erre, come si usa nelle irte terre dell’osso, così il librro che insieme componiamo sarà un po’ più selvatico, famelico e salvante