Processo Clan Partenio, i difensori all’attacco: Nicola Galdieri tirato in mezzo perché serviva “l’architrave” dell’attività usuraia

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 Processo Clan Partenio, nuova e significativa udienza  stamattina presso il tribunale di Avellino, per il processo, che vede alla sbarra i componenti dell’organizzazione criminale, accusati di tentata estorsione usura e turbativa d’asta.

In aula  dinanzi al collegio presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato a latere Giulio Argenio e Lorenzo Corona è ripresa la discussione dei difensori. Nel corso della requisitoria del Pm Antimafia Simona Rossi, avvenuta il 16 maggio 2023, dopo aver ripercorso cinque anni di indagine e tutti i principali episodi contenuti nelle oltre trecento pagine di ordinanza, a distanza di due anni e mezzo dalle misure cautelari, ha chiesto – complessivamente – 387 anni di reclusione per i 21 imputati.

Il primo a prendere la parola in aula è stato l’ avvocato Claudio Davino difensore di Nicola Galdieri, che ha sollevato seri dubbi riguardo alla corretta interpretazione delle imputazioni e alla presunta associazione mafiosa che si vorrebbe attribuire al clan.

Dopo una prima lettura dei capi d’imputazione, la difesa si è trovata scoraggiata-  ammette Davino –  cio che è emerso durante il processo è stato inquietante: la polizia giudiziaria ha utilizzato un metodo discutibile, inquietante, che difficilmente abbiamo riscontrato nella nostra lunga carriera professionale.  I metodi utilizzati sono stati manchevoli. Non sono state fatte verifiche. Il problema è ricollegare  Nicola  Galdieri  al reato di usura e poi, dopo, all’associazione mafiosa. Due reati completamente diversi che, senza dubbio, non fanno di Nicola Galdieri il “boss a interim” del presunto clan. Queste accuse sono state fatte “a sensazione”. Il presunto rapporto tra Galdieri e Dello Russo, poi, è stato inventato dalla polizia giudiziaria. Per poter sostenere l’accusa di associazione mafiosa, prevista dall’articolo 416 bis del Codice Penale, è necessaria una prova incontrovertibile dell’affermazione del metodo mafioso. Questo comporta la presenza di violenza, minacce e l’assoggettamento del territorio al potere criminale. Al di fuori di questo contesto, non è possibile parlare di reato associativo mafioso”. Pertanto, l’avvocato Davino chiede al collegio giudicante, nel segreto della camera di Consiglio, di valutare attentamente, prima di ogni cosa, la vera natura del capo d’imputazione e, infine, l’assoluzione per il suo assistito.

Nella giornata odierna, l’avvocato Gaetano Aufiero ha proseguito la discussione difensiva concentrandosi sulle posizioni di Carlo Dello Russo e Nicola Galdieri, due dei principali imputati coinvolti nel processo. L’avvocato  ha affermato che, nel sistema giudiziario, è fondamentale che si faccia luce su eventuali informazioni fuorvianti o false, al fine di garantire che la giustizia sia effettivamente raggiunta. Gli atti processuali devono essere accuratamente esaminati e le prove devono essere valutate in modo oggettivo per evitare errori e garantire un’adeguata tutela dei diritti delle persone coinvolte nel processo, senza nessun pregiudizio. “Nicola Galdieri ha vissuto un episodio insolito nella sua vita, quando è stato oggetto di un sequestro, ma non di armi o denaro. Ciò che è stato sequestrato è una VHS, una vecchia cassetta de “Il Padrino”, ha continuato a spiegare Aufiero che, in seguito, cita anche il processo parallelo “Aste OK”, sulle aste giudiziarie: “Nell’altro procedimento in corso si affronta la questione del monopolio delle aste giudiziarie, e non si tratta di un errore. Il mantenimento del controllo monopolistico sulle aste è effettivamente una “necessità”. Infatti, se viene meno questo controllo, che riguarda solamente 12 aste su un totale di 370, l’intera ipotesi accusatoria crollerebbe. Delle 12 aste menzionate, nessuna è riconducibile a Pasquale Galdieri, mentre solo una coinvolge Nicola Galdieri e due Carlo Dello Russo. Questo è ciò che l’ufficio di Procura definisce come “il monopolio delle aste”.

Per i Aufiero solo attraverso un’indagine accurata e obiettiva delle informazioni disponibili sarà possibile giungere a una conclusione veritiera e garantire la giustizia nel sistema giudiziario. “Galdieri Nicola è stato tirato in mezzo nell’attività usuraia perché serviva “l’architrave” dell’attività delittuosa. Questa è stata una costruzione dell’Accusa, nulla più di una fantasiosa invenzione dell’ufficio di Procura”.

Il penalista si scaglia con vigore contro le testimonianze di Livia Forte”: ” Lei sostiene di essere stata prelevata da Pagano Beniamino dalla sua abitazione e portata da Pasquale Galdieri  poco prima dell’incendio della sua auto. Tuttavia, abbiamo dimostrato con una regolare certificazione che questa affermazione di Livia Forte è falsa, poiché nel periodo indicato Beniamino Pagano era detenuto in provincia di Torino”. Ed ancora l’avvocato Aufiero punta a smentire Lla donnaanche su un’altra circostanza: “un’altra situazione analoga riguarda Diego Bocciero. Livia Forte afferma che Bocciero si sia presentato presso il ristorante “It’s OK”, ma anche in questo caso abbiamo dimostrato che, al momento dei fatti, Bocciero era detenuto- sottoposto agli arresti domiciliari – quindi non avrebbe potuto trovarsi presso il ristorante”.

Per la posizione di Carlo Dello Russo, l’avvocato Aufiero ha preferito un approccio analitico, depositando le memorie difensive e aggiungendo alcune precisazioni nel corso della discussione. “Per quanto riguarda Dello Russo, il Pm ha richiesto la massima pena, ma bisogna considerare che stiamo trattando una situazione complessa, una posizione che io definirei “bipolare”. L’accusa di usura a suo carico è una ricostruzione estremamente audace. Le testimonianze presentate in aula hanno affermato più volte che non si è mai discusso di interessi con Dello Russo. In alcuni casi, addirittura, è stato dichiarato che tali prestiti non sono mai avvenuti. Ciò che è emerso durante il processo è completamente diverso dalla natura del reato contestato. Non vi è usura, non vi è estorsione, ci sono solo minacce, ma scaturite dall’effettivo tentativo di recuperare il credito. Si tratta semplicemente di un esercizio arbitrario delle proprie funzioni, certamente non del reato contestato. Durante le intercettazioni è emersa una realtà diversa. Non è un usuraio. Ha minacciato le sue presunte vittime soltanto perché queste avevano effettivamente ricevuto del denaro da lui e non glielo avevano restituito, ma senza usura. Ci sono intercettazioni inequivocabili. Dello Russo – ed è evidente – non riesce a recuperare nemmeno un centesimo. Non emergono minacce fatte per conto di terzi. Ma, quando si fa parte di un’associazione così feroce, non dovrebbero esserci elementi inequivocabili come l’affermazione della propria supremazia territoriale? Non dovrebbero esserci manifestazioni di forza? Imprese criminali evidenti?”. L’avvocato Aufiero, in relazione agli eventi sopracitati, ha richiesto l’assoluzione per il suo assistito.

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 3 luglio 2023 quando discuteranno gli avvocati Villani, Tagliaferri e Tecce. Il giorno successivo, il 4 luglio, invece, sarà il turno di Perone e Quatrano.