Conciliare ragioni diverse 

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C’è una strana asimmetria in questo momento, i partiti di governo Lega e Cinque Stelle crescono nei sondaggi ma contemporaneamente il paese perde credibilità davanti alle istituzioni europee. Di Maio e Salvini non sembrano però molto preoccupati e confermano che gli obiettivi indicati nel contratto di governo non si cambiano. Ed infatti il governo ha approvato la legge di bilancio. Ed infatti come avevano detto il governo ha approvato la legge di bilancio aumentando il rapporto tra deficit e pil al 2,4 per cento il che vuol dire una manovra da 37 miliardi di euro di cui oltre la metà in deficit. Nel mosaico di interventi c’è il pacchetto previdenza caro alla Lega con la quota 100 per andare in pensione e anche il reddito di cittadinanza come volevano i cinque stelle. La battaglia con Bruxelles è vissuta quasi come fisiologica perché per Di Maio e Salvini la data che modificherà l’attuale situazione sarà quella delle prossime elezioni europee. In quell’occasione i partiti euroscettici potrebbero aumentare i consensi e di conseguenza cambiare i rapporti di forza. Ma da qui alla prossima primavera c’è una legge di bilancio da approvare e far digerire a Bruxelles. Le prossime tappe prevedono che il 20 ottobre il governo presenti la manovra in Parlamento ed entro il 30 novembre è previsto che la commissione europea debba esprimere un primo parere sulla legge di bilancio. La parola chiave per il governo è che le politiche di austerità hanno compromesso la crescita e dunque vanno superate anche a costo di deviare dal percorso di aggiustamento dei conti pubblici. Non è la prima volta che un paese dell’Unione lancia la sfida a Bruxelles. In Grecia ad esempio, un uomo di sinistra come Tsipras ha vinto le elezioni attaccando violentemente i vertici europei salvo poi governare alle loro condizioni. Da noi questo è impensabile ed infatti la maggioranza gialloverde non intende assolutamente fare marcia indietro. Anzi a chi auspica come Bankitalia o gli uffici parlamentari un ripensamento sulle politiche economiche Salvini e Di Maio rispondono che nessuno ci fermerà. A loro avviso i vertici di questi organismi si dovrebbero candidare alle elezioni e vedersela con il popolo. Una nuova sfida. Misurare la politica non riconoscendo l’autonomia di istituzioni indipendenti. E’ toccato ancora una volta al Capo dello Stato Mattarella difendere pesi e contrappesi al potere di chi governa. Insomma non è detto che per criticare una manovra economica bisogna necessariamente candidarsi. L’investitura popolare è fondamentale ma non sufficiente. I poteri in democrazia sono bilanciati. Tenere insieme le ragioni diverse ma in un vivere comune è compito della politica ma in un contesto ormai modificato si impongono regole nuove. Il cambiamento nel modo di governare non è iniziato con questa maggioranza che pretende di identificarsi non con una parte ma con l’intera società e così chi non vuole stare nel coro diventa l’avversa – rio. Ieri era un gufo oggi è un nemico del popolo. Un filosofo francese del Novecento, Jacques Maritain, aveva scritto nel 1937 un articolo intitolato “Esistere con il popolo”, nel mezzo del trionfo in Europa del nazismo e del fascismo, regimi che rivendicavano il rapporto privilegiato con la nazione e con il popolo: “Esistere con è una categoria etica. Non significa che voglia vivere fisicamente con un essere e allo stesso suo modo, e nemmeno che ami un essere nel senso di volergli bene. Significa, invece, che lo amo nel senso di fare unità con lui, di portare il suo peso, di vivere in convivenza morale con lui, di sentire con lui e di soffrire con lui”. Bisognerebbe ascoltare anche le critiche e le altre voci ma si preferisce postare dei video sui social senza contraddittorio.

di Andrea Covotta edito dal Quotidiano del Sud