Giustizia, avvocati e magistrati a confronto: “Riforma Cartabia? Va ancora metabolizzata”

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Un’occasione di confronto sulla riforma Cartabia tra punti di forza e criticità quello che si è  svolto oggi pomeriggio, presso il Circolo della Stampa. A confrontarsi   sulle novità  introdotte nel settore giuridico esperti del diritto, tra cui avvocati, giudici e accademici, per esaminare e confrontare le diverse prospettive sulla riforma proposta.  Al dibattito moderato dall’avvocato Raffaele Tecce, Consigliere dell’Ordine  hanno preso parte il presidente  dell’ordine degli Avvocati Fabio Benigni, Gianpiero Scarlato, Presidente di sezione del Tribunale di Avellino, Generoso Pagliarulo, avvocato del Foro di Avellino e componente della camera Penale irpina e la  professoressa Antonella Marandola dell’Università degli Studi del Sannio.

Al centro del confronto tra gli illustri esponenti del mondo giuridico una delle innovazioni apportate al sistema processuale dalla riforma  e di maggiore dibattito  l’udienza predibattimentale.

La nuova udienza di comparizione predibattimentale, introdotta dalla c.d. “Riforma Cartabia” (d.lgs. 10 ottobre n. 150 del 2022), si pone come obiettivo principale quello di sottoporre al vaglio di un giudice monocratico la fondatezza dell’accusa disposta a seguito di decreto di citazione diretta. Infatti, mentre in passato il pubblico ministero poteva presentare l’indagato direttamente davanti al giudice del dibattimento qualora sussistessero le condizioni di cui all’articolo 550 c.p.p., con la nuova udienza predibattimentale un giudice monocratico dovrà verificare se procedere con il dibattimento o emettere una sentenza di non luogo a procedere. Viene così introdotta una “udienza filtro” che ha lo scopo di evitare la celebrazione di procedimenti inutili in un’ottica di celerità ed efficienza del processo penale.

Laa riforma cd. “Cartabia” ha una genesi nella prospettiva di dover ridurre i tempi della giustizia, anche in ossequio ai dettami del Piano Europeo di Resistenza e Resilienza Nazionale: è emerso infatti che una percentuale bassissima – prossima al 10% – dei dibattimenti si conclude invero con una sentenza di condanna.

Per molti aspetti ci troviamo di fronte ad un importante cambio di passo, almeno nelle intenzioni, la prassi ci dirà quanto sia effettivamente epocale.

Per il presidente dell’ordine degli avvocati Fabio Benigni ” la riforma sta determinando  delle novità sia dal punto di vista interpretativo che applicativo  soprattutto in materia civile. “Stiamo organizzando questi incontri   proprio per favorire un confrobnto  proficuo e  fattivo  con la magistratura e mondo accademico per chiarire aspetti  nuovi introdotti dal legislatore”.

Per il giudice  del tribunale di Avellino Gianpiero Scarlato  per comprendere le norme introdotte dalla riforma occorrerà una lettura approfondita. “ Questa riforma forse necessitava – afferma il magistrato –  di un momento di riflessione maggiore. Una riforma  molto ampia e che ha interessato un centinaio di articoli.  Sappiamo  che  l’impegno assunto dall’Italia con l’Europa  era quello di una riduzione  entro il 2026  dei tempi delle celebrazione  del processo, dei tre gradi di giudizio pari ad una percentuale  del 25%, per cui  tutta questa riforma, si è incentrata nel senso di  di dare un’accelerata al processo. Sono state poche le norme del dibattimento  che sono state toccate dalla riforma.Purtroppo il processo  deve avere dei tempi di celebrazione e la decisione deve maturare attraverso il progredire di tutte le fasi. Non dimentichiamo che anche  il dibattimento  rimane il punto centrale  in cui si raccoglie la prova. E quindi non per forza il processo deve subire delle accelerazioni in nome  di un meccanismo che deve essere rapido per rispettare gli impegni assunti in Europa. Il momento più significativo di questa riforma è stata l’introduzione di questa udienza filtro ritagliata sul modello di quella udienza preliminare. Il legislatore ha pensato di mettere questo filtro  a monte come se fosse un rubinetto  che  si prova a  chiudere per evitare di far arrivare al dibattimento   tutta una  serie  di processi che possono chiudersi prima per le ragioni  più svariate. Un meccanismo  in modo da consentire al giudice la trattazione di un nucleo più  selezionato  e contenuto di processi eper consentire  la celebrazione e anche quelle attività che sono tipiche del giudice  la raccolta delle prove e la decisione. Ora è presto per trarre un bilancio perchè siamo ancora in una  fase di lettura delle norme di una riforma che va metabolizzata ancora. Va  letta e riletta perchè  forse ad ogni lettura si scoprono dei collegamenti che prima erano sfuggiti.  L’argomento è in una fase di lettura perchè non ci sono ancora  degli arresti e  delle sentenze che possano fare luce su alcuni argomenti.  Io ho fatto l’ultima  ricerca sulla mia banca dati,ieri sera e  ho inserito come   riferimento normativo  l’ udienza pre -dibattimentale  è non è uscito nulla .anche l’esperienza del nostro tribunale   adesso cominciano a trattarsi udienze predibattimentali. E’troppo presto pretendere il formarsi di certi orientamenti“.

Per  la docente universitaria Marandola la riforma è  destinata a mutare radicalmente il rito penale, tanto sul piano normativo, quanto organizzativo, fornendo all’interprete un procedimento più agile e moderno.   Con la Cartabia affronta le implicazioni della sospensione della prescrizione con la sentenza di primo grado sulla durata del processo nelle fasi successive  e dall’altro lato, sviluppando quanto avviato con la riforma Bonafede, integrata dalle soluzioni prospettate dalla Commissione Lattanzi, contiene una serie di criteri per l’efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa  Quest’ultimo dato si salda, infatti, con le esigenze connesse agli stanziamenti del PNRR e con la necessità di ridurre i tempi del processo nella misura del 25%”.

“Il rischio è quello di arrivare a una riforma della Costituzione” sottolinea l’avvocato Generoso Pagliarulo .“Dobbiamo fare i conti con la terza riforma nell’arco di otto anni, dopo Orlando e Bonafede, la Cartabia e siamo in attesa di conoscere la riforma Nordio. Ci troviamo di fronte a un arretramento sul piano delle garanzie. Il legislatore deve assumersi le proprie responsabilità e tornare a un modello virtuoso basato sui principi. Il sistema deve garantire a tutti gli stessi diritti poichè è chiaro che la maggioranza dei procedimenti viene svolta da difensori d’ufficio, non tutti possono permettersi un difensore. Penso all’esempio del mio studio, ogni processo oggi richiede la possibilità di ricorrere a un medico legale e la presenza di un perito informatico, i processi stanno conoscendo sempre più uno sviluppo in chiave scientifico-digitale. Mentre c’è bisogno di un ritorno al codice. Invece, si assiste ad una residualità del processo penale. L’azione penale finisce con il non essere più obbligatoria. Si offre il contentino della videoregistrazione, ma si viene a svilire l’essenzialità del processo penale dibattimentale che deve, invece, restare legato ai principi della Costituzione”.