IIA, Zaolino: “Chiediamo la continuità produttiva. Il Vescovo ha dato a tutti più forza”

La manifestazione indetta dai sindacati per la vertenza di Industria Italiana Autobus "ha dato una nuova consapevolezza", afferma il segretario generale irpino della Fismic

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“È stata una giornata da ricordare quella di oggi”, afferma Giuseppe Zaolino, segretario provinciale della Fismic. La manifestazione indetta dai sindacati per la vertenza di Industria Italiana Autobus “ha dato una nuova consapevolezza – continua il sindacalista – che, in Valle Ufita, se non c’è un intervento serio da parte del governo, ci si avvia alla chiusura”. E per scongiurare questo pericolo, che corre non solo IIA ma anche la ex Bredamenarini di Bologna, le uniche due fabbriche che in Italia sono capaci di produrre gli autobus, “bisogna cominciare a trovare le parole giuste per dare un senso alla gravità della situazione”.

Continua Zaolino: “Questa azienda, tecnicamente, è fallita perché il suo fatturato è inferiore all’indebitamento. Difficile dire che una azienda è in floride condizioni quando la ricchezza che si crea – sottolinea il segretario provinciale della Fismic – è solo una parte di una montagna di debiti”. E si dice “certo” che, se fosse stata a trazione privata, “avrebbe dovuto consegnare il fallimento e i libri in tribunale”.

Ma, da stamattina, si respia un’aria diversa: “Di unità, compresa quella del vescovo di Ariano Irpino, che ringrazio pubblicamente. È una grande persona, la testimonianza che ci ha lasciato stamattina ha reso più forti i lavoratori, il sindacato. La protesta esce valorizzata dalla sua presenza”.

Per Zaolino, che già in altre occasioni lo ha ripetuto, sono “i vertici di IIA che devono essere cambiati, quelli che hanno creato questo sfascio. A Roma, martedì prossimo, quando andremo a protestare sotto le finestre del Mimit, diremo a chiare lettere che valle Ufita è nata per fare autobus e, insieme a Bologna, si mantiene se c’è un nuovo progetto industriale di rilancio”.

Su questo bisognerà insistere. Anche il segretario provinciale della Fismic spera, e allo stesso tempo crede, che “con noi ci saranno almeno cinquanta sindaci”. Proprio per dire: “Il tempo dell’attesa è scaduto”. Questa è una guerra di tutta una provincia. L’Irpinia non accetterà questo decadimento e la chiusura della fabbrica”.