Il debito di cittadinanza

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Nella storia della comicità, di quella più pungente verso le demagogie del potere e dei populismi, memorabile è la scenetta di Ettore Petrolini nelle vesti di Nerone. Roma brucia e Nerone, con un ghigno canzonatorio, canta e verseggia: “Ritiratevi Romani, domani faremo Roma più bella e superba che pria, che pria, che pria”, mentre la folla delirante, ai suoi piedi, urla: “Bene, bravo, bis”.

Se fino ai ieri tutto ciò era soltanto un pezzo da cineteca, oggi è un fondale molto somigliante all’odierna ribalta politica. Già paventato, un anno fa d’allora presidente del Consiglio Gentiloni, quando, nella cerimonia celebrativa dei settant’anni della Costituzione , mise in guardia “a non rassegnarsi alla semplificazione dell’urlo e al mito della rete e dei suoi ottimati ”. E, sempre in quell’occasione, associando un insieme di criticità al “fenomeno della disaffezione, accentuata dalle ricadute del globalismo”, egli parlò anche della “fatica della democrazia”. In questi giorni, addirittura, in “affanno” per un governo sleale, dei tradimenti. Il Paese, mai come oggi, è al centro di tre fuochi: il primo, costituito da un esecutivo del presunto cambiamento o meglio del “cambia niente” . L’unico reale cambiamento è la marcia di Lega- M5S che, per far fuori l’ Europa, potrebbe far fuori il nostro Paese. Il secondo è il passaggio record di molte nostre aziende in mani straniere, a quota 204: dopo Versace, Recordati, anche la Candy, qualche giorno fa, è passata sotto insegne internazionali . Un’ accelerazione coincidente non caso con la impennata dello spread pari pari a quella che si registrò nel 2011, che allora Grillo vide come condanna per il governo, oggi invece come “placebo” per il suo “pastrocchio “. C’è qualcuno che a Palazzo Chigi se n’ è accorto? Giova ancora ricordare che, a Napoli, i cinesi, dopo aver occupato le vecchie aree industriali di Gianturco e Poggioreale , hanno invaso i quartieri del tradizionale terziario e della media alta borghesia, Vomero e Arenella, con 26 negozi, tra megastore, punti di ristorazione e ipermercati. Il terzo riguarda la fuga dei nostri cervelli, oltre mezzo milione, verso altri paesi per migliori condizioni di lavoro e di stabilità. Un investimento in alta formazione che andrà a vantaggio esclusivo di altri territori. Quale è però il dato intollerabile, è che il documento fondamentale per fronteggiare queste criticità, parliamo della manovra, non solo non propone correttivi e soluzioni per le criticità, esodi appena detti , ma è divenuto il pretesto per una dichiarazione di guerra all’Europa. E non è finita: la sua bocciatura da parte della commissione Europea, sollecitata dal “cupio dissolvi” sovranista, ha finito per riacutizzare un quadro generale, da tempo compromesso, con conseguenze penalizzanti per imprese, credito, mutui, sviluppo. Altro che “reddito di cittadinanza”, l’avventurismo governativo battezza una voce nuova: il “debito di cittadinanza”, 37 mila Euro pro- capite dal nido . Sara il nuovo “bonus”, o meglio, “malus Bebè”. Altri governanti si sarebbero dati alla macchia per lo “scuorno” ma un Salvini sprezzante continua a scherzare con il fuoco, affermando che “Bruxelles potrà mandare tutte le letterine che vuole , anche quelle di Natale, la manovra non cambierà”. Bene, bravo, bis.. Se a Natale, malauguratamente, Iddio ce ne liberi, nelle case di milioni di pensionati arriveranno “letterine” con una tredicesima alleggerita, insomma, ci sarà una “crisicesima”, a causa delle odierne cantonate , si deve sapere, sin d’ora, che ciò non dipenderà dalle “sbronze” di Junker ma dalle “ubriacature” di Salvini, Di Maio e compagni : di un generale fanfarone, qualche grado in più rispetto al “Miles gloriosus”, al soldato gradasso e vantone della commedia plautina .

di Aldo De Francesco edito dal Quotidiano del Sud