Zuchtriegel, da Pompei ad Avellino: fare rete tra i siti e creare sinergia con i territori per valorizzare il patrimonio archeologico dell’entroterra

Festa: un'opportunità per tutta la Campania, Immaginiamo un ponte che colleghi la città incantata alle bellezze d'Irpinia

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“Diventa fondamentale coinvolgere le comunità locali per valorizzare il patrimonio archeologico dei luoghi dell’entroterra. Al tempo stesso non si può prescindere da una rete che unisca tutti i siti della Campania”. A sottolinearlo il direttore del Parco archeologico di Pompei, l’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel nel corso della presentazione del volume dedicato a “Pompei. La città incantata”, tenutasi questa mattina a Villa Amendola, moderata da Franco Genzale. “L’autonomia di cui godono i grandi musei – prosegue Zuchtriegel – è una scelta felice proprio come la linea guida della sostenibilità indicata dal ministro Sangiuliano. Oggi più che mai, diventa fondamentale immaginare modalità diverse per valorizzare il patrimonio archeologico dei territori. Da questo punto di vista le comunità locali svolgono un ruolo essenziale, i primi a frequentare musei e siti archeologici devono essere i cittadini del territorio. Penso a forme di cogestione e sinergia. A Pompei lavoriamo molto sul tema del rapporto tra agricoltura e archeologia, nel segno della dieta mediterranea. Sono convinto che sia indispensabile promuovere, insieme al patrimonio archeologico, il patrimonio immateriale, l’insieme di riti, tradizioni, ricette che caratterizzano i territori. In questo modo è possibile creare occupazione e turismo. Ma abbiamo bisogno dei giovani per vincere questa sfida”. Spiega come “il libro che ho voluto dedicare al racconto di Pompei suggerisce un diverso modo di guardare alla cultura, che va al di là delle differenze geograficge. L’Italia è tutta una grande Pompei. Cerco di dimostrare come la cultura può arricchire psicologicamente ed emotivamente la nostra vita. Noi archeologi siamo mossi nelle nostre ricerche da emozioni che vogliamo condividere con gli altri, vogliamo comunicare le meraviglie che scopriamo”. Spiega come “Il bello dell’archeologia in Italia è che spesso non abbiamo un’idea chiara a monte, non abbiamo un programma di ricerca, non sappiamo esattamente quali saranno i tempi che richiederanno gli scavi ma questa può rappresentare una ricchezza, dobbiamo essere pronti ad accettare l’inaspettato”. Sottolinea di aver accolto con entusiasmo l’invito del sindaco Gianluca Festa “Vengo qui da circa dieci anni. Ho tanti amici, l’Irpinia è una terra che amo molto con i suoi paesaggi, la sua cucina, le sue bellezze”.

Racconta come “non avevo in programma di stabilirmi in Italia anche se ci ero venuto più volte, sentendomi sempre come a casa. Dopo la laurea, ho ottenuto una borsa di studio per un progetto di ricerca sulla colonizzazione greca e sono venuto in Basilicata. Dovevano essere due anni ma ci sono rimasto insieme a mia moglie”. Spiega come il segreto di Pompei “non è solo nell’arte, nella bellezza degli affreschi ma è nel tessuto di vita quotidiana che caratteriza il parco archeologico e che ci racconta l’antica Pompei. Tutto, a partire dagli spazi della casa, era immaginato come strumento per comunicare le proprie ambizioni di ascesa sociale. Evidente è anche il ruolo centrale che svolgeva la cultura greca. Lo testimoniano i riferimenti a miti, gli spettacoli e le scritte sui muri in lingua greca”. Ricorda le emozioni delle tante scoperte, ciascuna delle quali ha contribuito ad aggiungere un nuovo tassello alla conoscenza della città antica “Pompei è tutto ciò che non doveva essere tramandanto e invece è arrivato fino a noi perchè la città e i suoi abitanti sono stati sorpresi dalla lava in un momento in cui mai avrebbero pensato di morire. Penso ad una stanza di 16 metri di una villa fuori Pompei che era luogo di lavoro e ripostiglio, spazio destinato agli schiavi, dove si viveva in precarie condizioni sanitarie, come testimonia la presenza dei topi. Le dinamiche dell’eruzione hanno favorito la conservazione dei luoghi con la cenere che ha ricoperto gli oggetti e i calchi di almeno cento delle trecento vittime. A morire è stato quasi il 20% della popolazione. E’ la pioggia di lapilli e pietre a spingere tutti a rifufgiarsi sui porticati o nelle case ma saranno le case a rivelarsi fatali poichè crolleranno a causa del peso delle pietre pari a tre metri di altezza. Tracce dell’eruzione saranno ritrovate fino ad Avellino Salerno con un materiale espulso dal cratere che raggiungerà un’area di due chilometri cubi. E’ per me una grande emozione anche solo toccare gli oggetti, a partire delle semplici anfore che erano appartenute ai nostri avi pompeiani. Non dobbiamo dimenticare che i primi scavi non scientifici avvennero subito dopo l’eruzione, quando tanti di coloro che si erano salvati tornarono nella case sperando di recuperare oggetti di valore. Del resto, qualsiasi monumento ci consente di dialogare con il passato”.

Inevitabile il riferimento alla mostra “L’altra Pompei” inaugurata al parco archeologico nei giorni scorsi  “L’idea era quella di raccontare la città da una differente angolazione, dalla funzione politico-sociale della casa dove entrava persino la campagna elettorale alle differenze tra le condizioni di vita dei ricchi e dei poveri. Abbiamo, da un lato, la casa del centenario con un giardino di 600 metri quadrati, un peristilio e un colonnato ea poca distanza quella che era un’antica bottega  trasformata in casa con l’aggiunta di più piani fino a costruire una torre in uno spazio di 11 metri quadrati, dalla condizione degli schiavi a igiene e riscaldamento. Siamo andati al di là delle statue e degli affreschi”

Ammette che non sempre “La città di Pompei ha avuto ed ha consapevolezza della ricchezza del suo patrimonio archeologico o direi che ce l’ha in una forma schizzofrenica, a volte staccata dalla realtà. La cultura non può essere un concetto astratto, così Pompei deve essere un luogo vissuto, frequentato innanzitutto da chi vive qui. Per questa ragione abbiamo voluto investire sulle scuole, sui giovani attraverso un laboratorio di teatro che si svolge nel parco e si concluderà quest’anno con la messa in scena di un testo di Aristofane. Oggi è chiaro che i musei non possono essere solo luogo di conservazione, devono diventare anche spazio d’incontro con la comunità”

Si sofferma anche sulla nomina di Eike Dieter Schmidt alla guida del Museo di Capodimonte “E’ un mio amico che ha fatto un lavoro eccellente agli Uffici. Metterà la sua professionalità a disposizione del patrimonio della Campania”

Soddisfatto il sindaco Gianluca Festa che parla della volontà di ridurre le distanze tra Pompei ed aree interne “Pompei rappresenta un’opportunità per l’intera Campania. Grazie al direttore Zuchtriegel si è registrato un forte aumento delle presenze dei turisti. Prezioso anche il suo libro che descrive Pompei come una città incantanta, non più luogo per pochi eletti ma spazio aperto a tutti. Ecco perchè stiamo immaginando un ponte che colleghi Pompei ad eccellenze irpine. La strategia di fare rete è il segreto del successo del turismo”.  A donare al direttore Zuchtriegel uno dei suoi quadri più amati, “Il bacio”, che campeggia anche in una delle piazze della città, l’artista Dorotea Virtuoso

Accompagnato dalla vicesindaco con delega al Turismo, Laura Nargi, il direttore ha visitato, infine, le cavità sotterranee di Villa Amendola, in passato utilizzate  per la conservazione delle derrate alimentari e come riparo dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale. A fare da guida l’esperta Emilia Bonaventura