Il libro della settimana, Caputo parla della “religione” del consumismo

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Svuotate le Chiese, l’uomo occidentale ha eretto un nuovo Dio: il consumismo. Una divinità invisibile che richiede costantemente un sacrificio, un mostro insaziabile che non conosce appagamento. Il nuovo altare è il centro commerciale, luogo della standardizzazione capitalistica dove non esiste altra legge che l’omologazione.

Il nuovo saggio di Gianfrancesco Caputo, Comunità e società del consumo (L’argo libro Editore, 2017) è una feroce critica e una attenta analisi delle dinamiche economico e, soprattutto, sociali del nuovo mondo neo-liberale, un universo dal quale sembra quasi impossibile uscire, perché noi tutti vi affoghiamo dentro: “L’immagine del mondo e la sua realizzazione politica indicano come ultimo tipo ideale di regime legittimo il sistema democratico; ciò è stata la speranza di ogni popolo su questa terra, ma la democrazia è ora una maschera che nasconde una oligarchia tecnocratica retta metodologicamente sullo sfruttamento, nell’interesse del capitale finanziario globale, per l’appagamento dei desideri di una massa priva di coscienza e di qualsivoglia capacità critica. Così l’umanità viene condannata a vivere in una società che esalta l’individualità, atomizza le coscienze e distrugge il senso di solidarietà sociale: il compito di un’avanguardia è quello di affermare culturalmente l’alternativa di una comunità valoriale”.

La comunità intesa come organizzazione di una collettività dove prevale il sentimento di appartenenza è ormai un lontano ricordo, l’individualismo esasperato ha slegato l’uomo da ogni sua radice. Resta forse soltanto la speranza, o chissà, l’illusione di poter ancora cambiare le cose.

La copertina.