Il pericolo di un nuovo fascismo

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Si discute molto in queste ultime settimane sulla possibilità che in Italia possa tornare un nuovo fascismo, rivisitato e adattato ad una società del tutto diversa da quella italiana del primo dopoguerra. Molti lo escludono perché, sostengono, la democrazia in Italia è radicata e forte e l’appartenenza all’Europa è una garanzia. Altri, invece, sostengono che, se anche la società di oggi è completamente diversa, pur tuttavia ci sono somiglianze con quella che diede luogo al fascismo, anche se non è pensabile prefigurare una violenza di massa e uno squadrismo sansepolcrista come quello di settant’anni fa. Oggi assistiamo, però, ad uno scollamento della società ed alla perdita di molti dei valori richiamati dalla Costituzione; ad un declassamento del ceto medio che ha costituito l’ossatura dello sviluppo e del progresso; ad un regime di propaganda organizzata (a Milano, con il Rosario in mano, ha scomodato perfino la Madonna!) con efficaci mezzi, specie sui social, di distrazione di massa e ad una narrazione falsa della società e al desiderio di larghe masse di affidarsi all’uomo forte per la soluzione dei problemi che la democrazia parlamentare non riesce a risolvere in tempi brevi. L’uomo forte che oggi, dopo il fallimentare esperimento di Berlusconi prima e di Renzi dopo, viene identificato in Salvini, ritenuto in grado di prendere decisioni senza l’orpello dei partiti o le lungaggini del Parlamento, ma interpretando direttamente la volontà dei cittadini, ai quali si rivolge con una falsa narrazione della realtà ed utilizzando largamente i social, ispirando e fomentando un clima di paure, di emergenze, di voglia di sicurezza. Ha un linguaggio semplice ed una eccessiva dose di populismo, parlando alla pancia della gente e illudendola che un sovranismo illuminato, che faccia a meno dell’Europa e dell’euro la possa tirare fuori dai guai. Il “prima gli italiani”( forma di razzismo che richiama quello dei fascio-nazisti), l’incitamento alla violenza e all’odio razziale (con i mille esempi che la cronaca offre da Casal bruciato allo sdoganamento dei fascisti di Casa Pound, agli striscioni contro il cardinale Krajeski e a Papa Bergoglio (come Badoglio!) ed alla rimozione di quelli dissenzienti), la chiusura dei porti ed una disumana gestione dei migranti, una censura verso le voci di opposizioni, gli danno il pretesto di una perenne campagna elettorale ed il contemporaneo disinteresse palese della cura dello Stato. Gli slogan ad effetto (il contratto di Fazio), gli insulti (Saviano), le fake news richiamano, seppur in una condizione storica completamente diversa ed in una società globalizzata, la stessa violenza e l’assalto allo Stato fatta, per vie apparentemente legali, come è sempre successo in passato con Mussolini, Hitler, Peron e molti altri. A volte – la storia insegna- pochi violenti e facinorosi finiscono per avere la meglio per l’aiuto inconsapevole che offrono loro le folle. Ma che tipo di fascismo potrebbe instaurarsi in Italia? Non certamente quello classico, ma un certo autoritarismo, intriso di sovranismo e di populismo, una riduzione della libertà, una tecno dittatura alimentata dai social, un salvinismo alla La Pen o alla Orban che si nutre di una insofferenza verso la storia, la cultura, la persona umana nella quale comincia a contare il colore della pelle, la razza, la religione; un disprezzo per l’élite (uno vale uno a prescindere!), per i diversi, siano essi gay o stranieri, approfittando che in molti sta venendo sempre meno l’idea di democrazia, quella parlamentare uscita dalla resistenza della quale il 25 aprile non è più un simbolo. E’ un neo post fascismo che nel tempo assumerà contorni più definiti. Secondo Eco (che scriveva nel 1995!) il fascismo può sempre tornare: “un fascismo nemico degli intellettuali e della critica, un fascismo che fa leva sulle classi dei più deboli per istigare la rabbia sociale”, che si basa sull’arretramento della coscienza pubblica. Il prof Canfora parla di “diseducazione di massa” che si fonda sul loro impoverimento soprattutto culturale. Infine la scoperta del nemico di turno, l’egoismo razzista, il bisogno di sicurezza sono i mantra sui quali si costruisce un regime. “Prima gli italiani” non vi riporta alla mente le leggi razziali e lo shoah? Il fascismo non tornerà, si ripete da più parti, la storia non si ripete. Ma sta tornando, anzi è già tornato in un’altra forma, spuria ma efficace, un post fascismo che si reincarna nel salvinismo, nel populismo, nel potere del Web, nella xenofobia, nello spettro della paura e del bisogno di sicurezza, perché manca ai nuovi governanti il giudizio storico ed il pensiero del fascismo storico. Salvini – dice il giornalista scrittore Gatti – è un venditore di derivati del fascismo. Speriamo che, più prima che dopo, gli italiani se ne accorgeranno. Di Maio pare essersene accorto, vista la frana del suo partito, anche se continua a fare, suo malgrado, da stampella all’altro vice premier che si comporta come il vero premier, ribadendo, che non prende ordini da Conte. Partito democratico e dintorni se ci siete, datevi una mossa prima che sia troppo tardi!

di Nino Lanzetta