Il sindaco Orlando e la disobbedienza civile

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La decisione dal Sindaco di Palermo Leoluca Orlando di non rispettare la norma del “decreto sicurezza” nella parte che vieta l’iscrizione nell’Anagrafe comunale ai migranti forniti di permesso di soggiorno, come era prevedibile, ha suscitato un vespaio che ha finito, tra proteste, versioni dei fatti distorte, interessi propagandistici, minacce e strumentalizzazioni, per alterare i termini della questione contribuendo ad alimentare nei cittadini, confusione e disagio verso una politica gridata e regredita a puro linguaggio di propaganda. Ristabilire la verità dei fatti è raccontarla nei suoi termini reali, cercando di essere obbiettivi, pur se non privi di giudizi.

Il sindaco Orlando ha inteso – come ha dichiarato- di promuovere, con la sua ribellione, un processo davanti al giudice ordinario, per poter proporre, in via incidentale, un giudizio di illegittimità costituzionale davanti alla Corte Costituzionale, non potendolo fare direttamente nella sua qualità di Sindaco. La motivazione addotta è che il decreto Salvini: “ è un provvedimento disumano e criminogeno e sa di odio razziale” ed è contro il diritto naturale, i trattati internazionali liberamente sottoscritti, e la Costituzione. Altri sindaci ne hanno seguito l’esempio a cominciare dal Sindaco di Napoli De Magistris che si comporterà analogamente. Altri Sindaci (Sala di Milano, Pizzarotti di Parma, Gori di Bergamo, Nardella di Firenze …) ne condividono l’iniziativa. Altri ancora, leghisti o di destra hanno fortemente criticato l’iniziativa nel principio che le leggi dello Stato vanno rispettate. Il ministro Salvini è insorto e, dalle pagine di Facebook, ha minacciato tuoni e fulmini contro il “traditore” minacciando di mandare gli ispettori e invitandolo a dimettersi. Tutti debbono rispettare le leggi a cominciare dai sindaci e il decreto è stato approvato dal Parlamento e firmato dal Presidente della Repubblica che ne ha avallato- come dicono molti con evidente superficialità- anche la costituzionalità. Come se le molte leggi o parte di esse dichiarate, poi, incostituzionali, non avessero avuto, tutte, la firma presidenziale! Quello messo in atto dal sindaco Orlando –giurista e professore universitario di diritto- al contrario di Salvini che di diritto è del tutto all’oscuro- è un indubbio e dichiarato atto di disubbidienza civile

Cos’è la disubbidienza civile? Ci aiuta il dizionario di politica di Bobbio, Marcucci e Pasquino: “La disubbidienza civile è una forma particolare di disubbidienza, in quanto viene messa in atto allo scopo immediato di mostrare pubblicamente l’ingiustizia della legge e allo scopo mediato di indurre il legislatore a mutarla; come tale viene accompagnata da parte di chi la compie con tali giustificazioni da pretendere di essere considerato non soltanto come lecita ma anche come doverosa, e da esigere di essere tollerata, a differenza di  qualsiasi altra trasgressione, della pubblica autorità”. E’ un atto che mira non a distruggere l’ordinamento – come sostiene lo sceriffo Salvini- ma a rinnovarlo, cosa diversa dalla disubbidienza comune. Senza scomodare Gandhi, anche in Italia nelle ultime settimane ci sono stati casi di “disubbidienza civile” seppure “ante litteram, come il comportamento del Sindaco di Riace, o di alcune mamme di Lecco che hanno fatto una colletta per far fruire della mensa scolastica i bambini degli immigrati poveri. Molti emeriti Presidenti della Corte Costituzionale ritengono che la legge possa avere rilievi di incostituzionalità ed il prof. Sabino Cassese scrive che la decisione del Sindaco di Palermo avrebbe una ulteriore giustificazione perché il decreto non modifica esplicitamente la legge del 1998 che consente agli stranieri di essere iscritti nell’Anagrafe comunale grazie al permesso di soggiorno. Ezio Mauro scrive sulla Repubblica di sabato che la rivolta dei sindaci – che sono quelli più a contatto con la realtà quotidiana e con i bisogni della gente – è un sintomo del malessere di un sistema, anche mediatico, che scarica sugli altri i problemi, le pulsioni, le paure e le difficoltà senza mediarle culturalmente al solo scopo di conseguire un immediato consenso non si sa quanto duraturo. Lo sceriffo Salvini scarica sulle spalle dei sindaci il peso di una politica di discriminazione e di astio. Quella dei Sindaci è una rivolta dal basso che- ci auguriamo- possa essere seguita da milioni di persone della società civile, del volontariato del terzo settore e della cultura. In conclusione basterebbe aspettare il giudizio della Corte per mettere la parola fine ad una vicenda fin troppo strumentalizzata e abusata a fini di propaganda politica, invece la politica di oggi è solo  continua campagna elettorale!.

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud