Il terremoto e le sfide di Renzi

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E’ passata una settimana dal terremoto e i funerali di Amatrice hanno di fatto rilanciato l’idea di una politica che cerca di ritrovare una coesione con le popolazioni colpite e che prova a costruire un qualcosa che somigli all’unità nazionale. Operazione non semplice per il Presidente del Consiglio impegnato anche sul fronte dei rapporti internazionali. Importante il colloquio con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Flessibilità e immigrazione sono due temi chiave per Renzi che deve però soprattutto fronteggiare le spinte interne al suo partito ed esterne. La ricostruzione post terremoto è un banco di prova decisivo e per questo l’idea di affidarla all’ex governatore dell’Emilia Vasco Errani è un ponte che Renzi lancia alla minoranza dem. Non è un caso che Lega e Cinque Stelle si oppongono ad Errani proprio perché le vicende dei democratici nulla devono entrarci con la ricostruzione. Salvini e Grillo non cambiano linea. Nessuna voglia o interesse a legittimare le azioni del governo ma anzi una opposizione dura a qualsiasi mossa renziana. Il vero nodo che il premier deve sciogliere è però quello dentro il PD. Le tante feste dell’Unità in tutta Italia stanno diventando il palcoscenico ideale per chi dentro il partito si muove per contrastare il segretario. La data del referendum costituzionale si avvicina. Bersani senza mezzi termini ricorda che la gente non mangia pane e referendum che è al quarto o quinto posto nelle priorità degli italiani che non arrivano a fine mese. E D’Alema si spinge oltre quando dice che se la Corte Costituzionale dovesse bocciare l’Italicum, una legge elettorale su cui il premier ha messo la fiducia allora una qualche riflessione su come questo paese è stato governato meriterebbe di essere fatta. Parole non certo tenere che vengono da esponenti di spicco di un PD che si avvia diviso all’appuntamento più importante della legislatura. Differenze che rischiano di mettere in discussione lo stato di salute non solo del primo partito italiano ma del governo e mettono in pericolo proprio il percorso della legislatura. In questo clima è difficile per Renzi cercare l’unità non solo interna ma soprattutto esterna con tutte le forze politiche. La solidarietà che un evento tragico come il terremoto poteva innescare si sta infrangendo sugli scogli della lotta politica quotidiana. Lo scollamento e il distacco con l’opinione pubblica si può allargare e non restringere e Renzi forse dopo averla usata troppo dovrebbe rimettere la spada nel fodero. Spaccare prima il Parlamento e poi il paese sulla Costituzione è stata un’operazione forse necessaria per portare a casa il risultato ma alla lunga si può rivelare un boomerang. Non a caso Renzi oggi dice che se dovesse vincere il No non ci saranno elezioni anticipate ma di certo sarà molto difficile rimettere mano alle riforme dopo una bocciatura dell’elettorato. Ricucire, mediare, confrontarsi non sono parole che fanno parte del vocabolario renziano. Il premier si è costruito un percorso politico sulla rottamazione sostituendosi ad una classe dirigente ormai logora dopo un ventennio di scontri con Berlusconi. Questo duello sembrava vinto ma il referendum è l’occasione della rivincita. D’Alema è pronto ad organizzare i comitati per il no. L’ex premier è abituato alla battaglia politica e uno dei suoi libri preferiti è l’Odissea perché spiega uno che lo conosce bene come Fabrizio Rondolino “l’Odissea è il racconto di un ritorno e di un’attesa, è una storia di astuzia e di tenacia ed è anche, e forse soprattutto, una grande storia d’amore – dove l’amore, proprio come la grande politica, è costruzione quotidiana, progetto, durata”. Il duello con Renzi è su questa impostazione e su un’idea del paese e della politica e non solo sul referendum.
edito dal Quotidiano del Sud