Il volto della Terza Repubblica

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Con tangentopoli e la dissoluzione dei partiti ideologici si è esaurita la prima Repubblica. La seconda nascerà con l’avvento di Berlusconi e la “commercializzazione” della politica con le regole del Marketing: propaganda e gradimento dell’elettorato. La prima era stata caratterizzata dalle ideologie e dai progetti di società che si ispiravano ai valori socialisti o cattolici. La seconda da un nuovo linguaggio popolare, sfociato nel populismo, e dall’offerta di proposte di governo, gradite dagli elettori sempre più considerati consumatori. Si cambiò metodo, si affermò l’esigenza dei sondaggi e della pubblicità /propaganda e i partiti, sotto la guida di capi carismatici diventarono “leggeri e pigliatutto”. Funzionale al cambiamento fu il nuovo sistema elettorale maggioritario che, al contrario del proporzionale della prima Repubblica, spingeva alle coalizioni prima del voto. Si affermarono Berlusconi e Renzi. La seconda repubblica, che è stato un cambiamento all’interno del sistema, può considerarsi esaurita con le elezioni del 4 marzo 2018, la sconfitta del PD e di F.I e la vittoria del M5S (32%) e della Lega di Salvini (17%) e il ritorno al sistema proporzionale come nella prima Repubblica. La terza Repubblica ha innestato nel nostro sistema democratico un elemento di anomalia: non la ricerca di alleanze su un programma comune concordato, ma un “contratto” di governo tra due partiti diversi che perseguono politiche diverse, pur governando insieme ed esercitando, ognuno dei due, il ruolo di governo e di opposizione, per l’assenza di alternative. La sconfitta del Pd è stata resa possibile dal fallimento dei governi Renzi e da una disaffezione verso la politica e i politici di mestiere che ha favorito il M5S e la Lega.

Si è aperta una fase nuova, dagli aspetti incerti, dagli obbiettivi ambigui e da tentativi, pur contraddittori, che fanno intravedere l’instaurarsi di un nuovo modello Istituzionale del quale non si capiscono ancora i contorni ed i fini. I penta stellati sembrano voler puntare – seppur con contraddizioni ed incertezze- ad una democrazia diretta, della rete nella quale la volontà del popolo (quello del Web!?) impegna direttamente i vertici istituzionali senza l’interferenza del Parlamento e degli altri organi di controllo. I Leghisti, viceversa, pensano di poter istituire un regime più autoritario, chiudersi nei propri confini, bloccare l’immigrazione e il processo di unità politica dell’Europa, magari uscire dall’euro. Insomma un sistema di estrema destra, sovranista e decisionista dove elementi di divisione e di conflitti sociali sfiorano il razzismo e l’intolleranza. Questi tentativi possono portare ad un sommovimento profondo del nostro sistema democratico fondato sulla rappresentanza e sulla funzione del Parlamento come cassa di compensazione di conflitti e di interessi diversi contemperandoli nel superiore interesse nazionale e nel segno dei valori indicati nella Costituzione che, seppur aggiornata, non andrebbe stravolta nei suoi principi fondamentali.

La sfiducia verso gli attori tradizionali e le Istituzioni si sta attenuando come risulterebbe da un’indagine del prof Diamante su “Repubblica”. Se i 5Stelle e la Lega sono costretti a governare e a misurarsi con la realtà, appaiono le insufficienze, le carenze ed i problemi non vengono risolti. Viene a mutarsi, seppur lentamente, l’atteggiamento dei cittadini verso le Istituzioni e comincia a risalire anche verso i partiti. Occorrerebbe che questo movimento fosse preso in maggior considerazione dal PD, il partito che ancora si dibatte fra il renzismo e il post renzismo e da una sinistra democratica di governo che stenta a cogliere il “grido di dolore” che viene dal basso, e che, invece, viene raccolto da molti sindaci coraggiosi che vanno organizzandosi ed ai quali dovrebbero unirsi gli uomini liberi che sono la stragrande maggioranza del Paese e che possono fermare la deriva antidemocratica che sta montando e che ci sta portando allo sfascio grazie a provvedimenti deleteri per l’economia,  disumani contro i migranti e di secessione concreta come  la promessa autonomia anche fiscale alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia Romagna, che, rompendo il tessuto unitario dei diritti, condannerebbero definitivamente il Sud all’emarginazione ed alla povertà.  Altro che “In Italia comandano i Terroni” come insulsamente scrive il quotidiano “Libero”! Salvini sta creando un conflitto sociale altissimo nel Paese e prima o poi se ne vedranno le conseguenze. Forse stiamo ancora in tempo a fermare la deriva e a riqualificare in positivo questa terza Repubblica!

di Nino Lanzetta