Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri

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Sabato 21 agosto alle ore 19:00 presso l’aula magna della scuola enologica ad Avellino, si terrà la presentazione del volume: IRPINIA 1980. EVOCARE IL TERREMOTO, RIPENSARE I DISASTRI”, con i curatori Irene Falconieri, Fabio Fichera e Simone Valitutto ne discuteranno Rita Cesta e Don Vitaliano Della Sala moderati da Francesco Antonio Forgione. La presentazione sarà preceduta dai saluti istituzionali di Pietro Caterini, preside dell’Istituto Tecnico Agrario di Avellino, e di Leandro Ventura, direttore ICPI. Il volume è stato realizzato per il quarantennale del terremoto in Irpinia del 1980, grazie al sostegno dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del MiBACT  che ha dedicato all’Irpinia il secondo numero della collana Visioni d’Archivio, un volume fotografico che restituisce alla comunità irpina e alle comunità terremotate una serie di scatti inediti realizzati nei paesi del cratere nel 1981 da Luciano Blasco, Patrizia Ciambelli e Paolo Revelli Beaumont, custoditi nell’Archivio Fotografico Moderno dell’ICPI.

La presentazione del volume sarà occasione/pretesto per ragionare collettivamente intorno ad un evento traumatico che  ha dato forma e sostanza alla rappresentazione dei territori irpini. Territori che si autodefiniscono tra l’inerzia di chi governa con superficialità il nostro territorio e l’indifferenza di chi non solo non conosce le comunità, ma nemmeno prova a dargli una alternativa.

Il volume: curato da Irene Falconieri, Fabio Fichera e Simone Valitutto, Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri (Effigi, 2020), con la supervisione tecnica di Massimo Cutrupi (photo editor della collana), è il risultato di una selezione del nutrito fondo fotografico dell’ICPI, frutto di due diverse campagne di raccolta sul campo condotte nel post-terremoto. L’anno dopo la scossa, i fotografi del Museo di Arti e Tradizioni popolari documentarono con i loro scatti cosa restava di quei paesi, delle feste, delle comunità e dei patrimoni che avevano conosciuto prima che tutto crollasse e che consegnano alla memoria con preziose testimonianze fotografiche sui quei giorni difficili trascorsi tra le macerie del “terremoto dei poveri”. Il corpus fotografico, raccolto in diversi paesi delle province di Avellino, Salerno e Potenza (Avellino, Calabritto, Castelfranci, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Serino, Teora, Avigliano, Balvano, Bella, Savoia di Lucania, Ruoti, Colliano, Laviano, Oliveto Citra, San Gregorio Magno, Santomenna, Valva) è stato suddiviso in argomenti utili per approfondire i temi dell’antropologia dei disastri e analizzare le conseguenze socio-culturali dell’evento catastrofico: dieci oggetti tematici che, da angolature molteplici, distinte ma inevitabilmente interconnesse, raccontano il terremoto con le sue conseguenze ancora oggi visibili sui territori e sulle popolazioni non solo nell’Irpinia di quarant’anni fa ma nell’Italia contemporanea. Ciascuna sezione è stata poi oggetto di riflessione per antropologi culturali, sociologi, storici, archeologi, artisti che, provenienti da quei territori o dai campi di ricerca di altre catastrofi nazionali e internazionali, hanno raccontato le immagini in brevi note dal forte impatto emotivo. I temi e gli autori: Lutto (Canio Loguercio), Oggetti e intimità (Irene Falconieri), Zone rosse e abbandoni (Fabio Carnelli, Silvia Pitzalis), Abitare l’emergenza (Gabriele I. Moscaritolo, Sara Zizzari), Macerie, rovine e patrimoni (Valentina Soviero), Riti e percorsi dell’emergenza (Giovanni Gugg), Carnevale e rigenerazioni di comunità (Alessandra Broccolini, Simone Valitutto), Le fabbriche del consenso (Stefano Ventura), Spopolamenti: opacità dischiuse nei crinali del tempo (Marina Berardi), Generazione scossa (Marina Brancato, Rita Ciccaglione, M. Carolina Vesce).

A corredo di questo lavoro intellettuale di messa in dialogo di immagini, saperi ed emozioni, le introduzioni di Leandro Ventura, Direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, e di Antonia Pasqua Recchia, già Segretario Generale del MiBACT, la prefazione dell’antropologo Francesco Faeta sull’Irpinia “del giorno prima” quale metafora dell’impegno politico dell’antropologia italiana e delle ricerche di comunità nell’area prima del 1980, la postfazione dell’antropologa Mara Benadusi sull’Italia “del giorno dopo” che riorganizza la gestione dei disastri e ne approfondisce scientificamente cause ed effetti.

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