La bipolarità di un sistema malato

0
1176

Il Mezzogiorno risente, dall’atto di nascita dello stato unitario, dell’effetto farfalla.

“L’Effetto farfalla” racchiude un concetto semplice e complesso al tempo stesso, che ben si adatta a una rilettura non convenzionale della “questione Mezzogiorno”, e può essere sintetizzato nella nozione tecnica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos.

L’idea di base è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

Se è vero, in qualche misura, che il dualismo Nord-Sud preesiste al 1861, riconoscendo che il livello delle condizioni di partenza tra Nord e Sud non è stato propriamente inficiato da “piccole” variazioni, è altrettanto vero che dalla nascita dello stato unitario in poi le condizioni del Mezzogiorno si aggravano pesantemente fino a diventare questione nazionale.

Un trend negativo che si è confermato nel tempo fino ad acuirsi. Con un elemento di novità determinante, introdotto negli ultimi anni dai governi che si sono alternati alla guida del Paese: il Mezzogiorno decade definitivamente da questione nazionale.

Lo attestano i dati e lo confermano le scelte del governo in carica, in tema di politiche di sviluppo come di taglio alla spesa pubblica, come del resto in tema di spendig review di nuovo tornata alla ribalta.

Una spending review all’italiana, poco definita e poco realizzata, che non ha interessato nè interesserà effettivi sprechi bensì un crollo generalizzato di investimenti pubblici e di incentivi alle imprese, mentre servirebbe trasformare gli sprechi in spesa produttiva per i servizi pubblici fortemente carenti specie nelle aree svantaggiate del Paese.

L’Italia, dunque, ha così rilevanti diseguaglianze territoriali, che si traducono in gravi e sempre più accentuate disuguaglianze sociali, che aumentano di anno in anno, profilando un paese nel Paese.

Un dualismo di questo genere, in un’Italia governata da tanta ambizione, non può non costituire un insormontabile ostacolo alla volontà dichiarata di ritornare a recitare un ruolo primario nello scenario internazionale che ci vede sempre più periferia d’Europa.

Le differenze tra Nord e Sud, in definitiva, continuano a segnalare la forte bipolarità di un malato “sistema Italia”.

Il Mezzogiorno, assente ingiustificato nella disordinata agenda politica di un Paese profondamente lacerato al suo interno, si ritrova a essere denunciato nei suoi mali, vecchi e nuovi.

Stigma tangibile di questi tempi confusi, che invece necessitano di ritrovare le giuste misure per ricucire quello strappo vergognoso che è il gap Nord/Sud.

E i meridionali? I meridionali non sanno più a che santo votarsi.

Di Sud, di Mezzogiorno, nelle future scelte del Paese, neanche l’ombra.

Dal governo, i campani, come i cittadini di tutte le regioni meridionali, attendono, da troppo tempo, risposte concrete sulle tante emergenze che fino ad ora non sono state minimamente al centro dello scontro sulle europee.

Allora impresentabile non è soltanto buona parte dei candidati alle prossime elezioni. Impresentabile diventa una classe politica nazionale che dal Sud pretende soltanto il consenso, esige la riscossione di quei voti necessari per continuare a “governare” un Mezzogiorno senza più pretese, senza neanche più un flebile battito d’ali.

 

Emilio  De Lorenzo