La città di Avellino in piazza per chiedere la pace: la politica faccia la sua parte

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E’ un appello alla politica a fare la sua parte nel segno della responsabilità, per fermare la guerra quello che arriva dalla città di Avellino. Tante le associazioni che sono scese in piazza questa sera, rispondendo all’invito della Rete per il disarmo. E’ Giovanni Capobianco, alla guida dell’Anpi, a spiegare come “Sono due le guerre che continuano. Bambini morti, ospedali bombardati, è una violenza senza fine. Oggi i riflettori sono tutti puntati sulla questione arabo-palestinese mentre il conflitto in Ucraina sembra essere stato dimenticato. Siamo qui per dare un segnale di pace e di speranza per questi due popoli. Oggi più che mai, è fondamentale che sia riconosciuta l’esistenza dello Stato palestinese”.

Mimmo Limongiello, vicepresidente Anpi, chiarisce come “Ancora una volta, ci ritroviamo nel pieno di un conflitto tremendo dopo quello scatenato dalla Russia. Un conflitto che appare di una disumanità sconvolgente. Ecco perchè è importante che tutta l’Europa riscopra un pacifismo dal basso. Deve ricomporsi nella nostra città, nel nostro paese, in tutta Europa il movimento per la pace. Ad Avellino è nata nel febbraio scorso una rete di associazioni per la pace, vogliamo gridare il nostro no a quello che sta succedendo. Hamas ha sferrato un attacco vigliaacco con delle vittime innocenti ma non dobbiamo dimenticare il contesto in cui tutti ciò è accaduto, sono morti bambini isrealiani e palestinesi, non possiamo fare differemze tra i popoli ancora di più quando si parla di vittime innocenti. Ecco perchè chiediamo di fermare la guerra, si vada a un tavolo di trattative”

Stefano Iannillo dell’Arci “Riteniamo che sia importante lanciare parole di pace. Da quando c’è stato l’attentato di Hamas ascoltiamo solo parole di guerre, assistiamo solo a un conteggio di morti. Mentre vogliamo ribadire che la guerra va fermata, che bisogna liberare gli ostaggi, riprendere corridoi umanitari, riportare aiuti a un paese assediato senza acqua e senza cibo, la situazione è sempre più drammatica nella striscia di Gaza. Siamo convinti che alla violenza non si risponda con violenza ma con il diritto, che vada ripreso il processo di pace così dome definito dalla Convenzione Onu, che l’unica soluzione sia quella di dare due stati a due popoli”

Antonio Dello Iaco di Legambiente sottolinea come l’unica strada è quella del disarmo immediato “E’ inaccettabile che le forze diplomatiche non siano ancora riuscite a risolvere il conflitto. Si tratta di difendere il diritto internazionale e la libertà di ogni popolo”. Franco Fiordellisi della Cgil spiega come “E’ il tempo della responsabilità. Chi siede nel consiglio dell’Onu è chiamato a fare la propria parte per risolvere il conflitto, dopo 75 anni di segregazione della popolazione palestinese c’è un popolo che chiede di esistere”.