La diffusione di liste civiche

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Gli scenari dell’attuale dibattito politico sulla legge elettorale, ripropongono vecchie declinazioni semantiche – destra, sinistra, centrosinistra – senza proporre una offerta politica dignitosa e credibile alla cospicua fetta dell’elettorato democratico, spesso approdato alle sponde del diffuso civismo locale o ai seducenti lidi del populismo nostrano. Una buona parte dell’attuale discorso politico, tra scrittori politici e gli stessi attori della politica, ruota intorno alla diade destra- sinistra che sopravvive. Sebbene contestata da vari argomenti che, alla fine, non riescano ad evitare la percepibile confusione generale. La stessa diffusa domanda «dove va la sinistra?» non riesce ad avere una risposta accettabile, capace cioè di recuperare il grande protagonismo sociale del movimento operaio che ha caratterizzato per un secolo la sinistra storica. L’attuale parte innovativa della sinistra italiana, più favorevole al rinnovamento, rischia di impelagarsi in programmi non lontani dalla destra tradizionale, nel quadro di una crisi complessa all’interno della quale certamente la mancanza di lavoro ha un peso preponderante. In realtà nel linguaggio politico attuale occupa un posto rilevante, oltre la metafora spaziale, destra-sinistra, quella temporale, che permetterebbe di distinguere gli innovatori dai conservatori, i progressisti dai tradizionali, coloro che guardano al sole dell’avvenire da coloro che procedono guidati dall’inestinguibile luce che viene dal passato. Beninteso, occorrerebbe subito aggiungere, per evitare domande inutili, che l’uso ancora prevalente della diade destra-sinistra che indica l’antitesi principale dalla quale dipendono tutte le altre, non vuol dire che il suo significato sia univoco e soprattutto sia rimasto immutato nel tempo. Sarebbe opportuno ricordare al progetto di nuova sinistra di Pisapia che – anche se la visione assiale destra-sinistra non potrà venir meno fino a quando non si attenuano o si estinguono certi conflitti – col passare del tempo le dinamiche economiche e sociali dell’era globale hanno scompaginato le vecchie stratificazioni sociali delle comunità nazionali ed internazionali. L’emergere dell’ondata populisitica, come risposta ad una nuova e diversa politica, può vanificare la vecchia concezione assiale della politica, al di fuori degli stereotipati paradigmi partitici. Non solo, ma i postulati della nuova sinistra potrebbero rivelarsi non metabolizzabili per il tradizionale elettorato di sinistra, mondo operaio e parte del vecchio ceto medio. La “rivoluzione gentile” proposta dall’ex sindaco di Milano dovrebbe intersecare l’esigenza, culturale e politica, di un nuovo modello di rappresentanza, recuperando le cospicue e composite realtà della democrazia associativa presente sui territori, con una buona capacità di lettura dei bisogni umani e sociali dei cittadini, da troppo tempo dimenticati, dalle classi dirigenti dei partiti tradizionali. La diffusione delle liste civiche, anche in Irpinia, ormai alla vigilia del prossimo voto amministrativo, costituisce il sintomo della crisi, della vecchia rappresentanza politica e costituisce, nella maggioranza dei casi, l’unico argine capace di bloccare il dilagante populismo.
edito dal Quotidiano del Sud