Di Chiara Napolitano & Teresa Severino
(Studentesse del Liceo “V. De Caprariis” – Plesso di Altavilla Irpina)
“Il narcisismo non consiste nell’incapacità di amare, ma nell’incapacità di accogliere l’amore dell’altro.” Enrico Maria Secci
In una società in cui l’amore è già messo in secondo piano, svuotato della sua vera essenza, dato per scontato e alterato in quelle che sono le sue forme più malsane e “tossiche”, a quanti di noi è capitato di etichettare il nostro partner come un narcisista solo perché incarna gli “ideali dell’amore moderno”. Eppure, sorge spontaneo chiedersi quanti conoscano i caratteri del narcisismo tanto da poter descrivere qualcuno associandolo a tale termine. Al contrario di quanto si pensi, il narcisista non ha nulla di affascinante come spesso la nostra generazione tende a credere solo perché ama confonderlo con il fascino “del bello e dannato” o “della ragazza irraggiungibile”. Sì, perché riferendosi a quest’ultimi allora possiamo parlare della tossicità dell’amore che molti giovani si ritrovano a vivere, della poca importanza che si dà a tale sentimento magari senza rispettare chi si ha accanto, non dandogli sicurezza o ancora nello stare insieme solo per il gusto di non restare da soli. Parliamo di un amore in cui non si fa coppia bensì si sceglie di viaggiare su due binari diversi, non esiste più la forza dell’unione ma è spesso un “me contro di te” e che, talvolta, può sfociare anche nella violenza.
Il Narcisista è una persona sì capace di amare, ma solo se stesso. Egli ama glorificarsi, rendersi idolo di sé, la sua visione della società è contorta e modellata su quelli che sono i suoi ideali, i suoi bisogni e desideri, è noncurante degli altri e non riconosce il dolore che può infliggere nella vita delle altre persone o, in ogni caso, pur riconoscendolo ne sarà “felice e lusingato”. In amore, quando stanco di essere solo, sceglie nel vero senso della parola la “persona”, o quasi la sua “vittima”, sulla quale riversare la sua grande personalità senza darle spazio o renderla degna di nota. La rende succube e la priva di ogni senso vitale, riducendola ad uno stato di attaccamento nei propri confronti e conducendola in un circolo vizioso fatto di momenti altalenanti di affetto e distacco, tanto per assicurarsi che non gli sfugga dalle mani.
L’amore di cui abbiamo parlato è diventato ormai normalità e abitudine mentre il cosiddetto “amore di una volta”, forse semplice miraggio o ideale irraggiungibile a cui tendere, resta per molte ragazze e ragazzi qualcosa di impalpabile. Non siamo forse noi tutti ad avere la responsabilità di tutto questo? Come ogni cosa, nulla è irrecuperabile ed anche in questo ambito si può ancora intervenire per cambiare le cose e restituire al “Grande Sentimento” la sua vera essenza.
Basterebbe “educare” la nostra generazione ai sentimenti, abbattere le maschere di durezza e menefreghismo che troppo spesso, per compiacere alla società d’oggi, siamo condotti a indossare. Far capire che provare amore non è sintomo di debolezza come si crede ma, al contrario, il “saper amare” è un qualcosa che nobilita il nostro essere. Dovremmo essere di nuovo capaci di voler amare, ma amare davvero; di lasciarci trasportare, di conoscere la sana paura che tale sentimento può portare, di riconoscere quanto sia importante, non solo nella coppia, ma anche nelle relazioni di amicizia, in famiglia e nei confronti di se stessi.
Solo quando saremo di nuovo pronti e aperti al cambiamento, allora quel sogno lontano d’amore vero potrà tornare a essere realtà.