La sfida delle Europee

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La stampa e gli altri canali di comunicazione, quasi quotidianamente, parlano della questione europea come un sostanziale deficit di credibilità presso un numero sempre più crescente di cittadini. Non si tratta solo di cittadini euroscettici per ragioni ideologiche, ma di persone pensanti che contestano il ritardo o l’insufficienza delle misure adottate dall’Unione in ordine a tante emergenze, nazionali ed internazionali, che andrebbero affrontate con determinazione e urgenza. In particolare le critiche non riguardano solo le politiche europee in quanti tali riguardanti la UE, ma il “suo” sistema istituzionale e le “sue” regole nei vari ambiti di interventi, a partire da quello economico e monetario. La lontananza dei principi costitutivi dei padri fondatori delinea quasi un deleterio schema di competizione tra la stessa UE e gli stati membri, come portatori antagonisti di interessi opposti e non di collaborazione di soggetti solidali. Nel quadro di questa crisi interna alla UE s’inserisce pesantemente il rinnovato protagonismo, non solo diplomatico, della Russia di Putin, tendenzialmente ostile all’Unione. Le ardite aperture di Salvini verso Putin non sono solo aperture politiche, ma mosse con finalità molto più concrete, come la stampa delle ultime settimane ha ampiamente riportato. D’altro canto la freddezza di Trump verso l’UE, fino al punto di definirla «nemico» e un «concorrente» nell’ambito commerciale, ha privilegiato rapporti bilaterali con i Paesi membri, cercando di far leva sulle loro rivalità interne. A questo quadro internazionale certamente non favorevole si aggiunge la fragilità della leadership europea, senza personaggi autorevoli e carismatici come i grandi padri fondatori tra cui il nostro Alcide De Gasperi. È facilmente intuibile, quindi, che le continue spinte sovraniste di Salvini e, in maniera più velata di Conte, e di Di Maio, trovano facile humus culturale e politico di attecchimento. È, quindi, cresciuto il peso politico dei partiti e movimenti con posizioni di stampo sovranista con il conseguente aumento del malcontento, del senso di sfiducia e di insicurezza che serpeggia in ambiti sempre più ampi della società. Di fronte agli attuali paladini a difesa degli interessi nazionali e al continuo bombardamento mediatico di tali sedicenti difensori dei confini e della sicurezza nazionale non fa riscontro, purtroppo, una leadership politica europea autorevole, né una presenza seria e credibile dei partiti politici italiani di opposizione, a partire dal PD. Non c’è da meravigliarsi, quindi, quando, attraverso i sondaggi e agli ultimi esiti elettorali regionali, il livello del consenso per la Lega, aumenta a passi da gigante. C’è da domandarsi, frattanto, dove il sistema paese dell’Italia, approderà sul piano economico e sociale, se il clima di fragilità complessiva è quello che i più accreditati osservatori, nazionali ed internazionali, delineano con estrema chiarezza già attualmente. La stessa legge di bilancio per il 2019 non contiene misure valutate capaci di affrontare la recessione già in atto. Nonostante questo orizzonte globale e locale grigio per l’UE, il suo edificio istituzionale non è crollato, anche perché “le spinte sovraniste nazionali hanno in comune solo una politica «contro», ma non interessi e prospettive di azioni politiche convergenti. Sono troppe le differenze che esistono a livello di storia nazionale (è ancora aperta la frattura tra Europa occidentale e orientale prodotta dagli anni del comunismo), di contesto sociale, culturale e politico, di interessi economici e strategici tra i singoli Paesi. Tale situazione fa si che non vi sia una convergenza tra le varie formazioni sovraniste, soprattutto sul piano propositivo politico per il cambiamento. Le prossime elezioni europee, ma anche le prossime amministrative per noi irpini, sono opportunità significative da non perdere sul piano della valutazione civile e politica seria e di una partecipazione attiva e responsabile come la manifestazione antirazzista di Milano e il significativo risveglio democratico che ha contrassegnato la vittoria di Zingaretti hanno dimostrato.

di Gerardo Salvatore