La temperatura dello sguardo, all’Axrt Gallery i viaggi di Cabras

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Nasce dalla curiosità nei confronti di spazi e culture altre nel corso dei suoi viaggi in giro per il mondo “La temperatura dello sguardo. Intimità di uno scatto” la mostra promossa da AXRT Contemporary Gallery di Avellino dell’artista Francesco Cabras a cura di Stefano Forgione e con testo critico di Bruno Di Marino, di scena dal 6 aprile al 6 maggio. Filo conduttore lo sguardo con la sua “temperatura”, intesa come intensità e forza comunicativa. Durante la serata sarà presentato il libro fotografico edito da De Angelis Art.

Le sedici fotografie di Francesco Cabras rappresentano il tentativo di cogliere la “giusta” temperatura di un essere umano ritratto. Si tratta, in fondo, di uno sguardo universale incarnato in tanti singoli sguardi. Malgrado si conoscano i vari paesi del mondo in cui Cabras ha scattato le sue fotografie, la connotazione etnico-geografica perde di importanza. Non c’è alcun approccio di tipo antropologico, alcuna “urgenza” sociale e neppure estetica.

Ad emergere un sentimento di attesa, sospensione, curiosità, amore e leggera sorpresa. Francesco Cabras, fotografo, musicista, regista consegna paesaggi, persone e luoghi che riescono ad esaudire la sua continua esigenza di scoprire e indagare. “Lui stesso – scrive Stefano Forgione – ammette di essere sempre stato attratto dalla ‘temperatura dello sguardo, percepibile anche ad occhi chiusi’, cogliendo una intimità profonda che va oltre un volto o un’espressione. In tutti gli scatti si rimane attratti da un profondo sentimento con quel soggetto, quasi a permeare una sorta di “scambio”, la luce, che sapientemente resta al centro della rappresentazione fotografica, diventa un sentimento, una passione, un amante del quale innamorarsi. Nei viaggi di Cabras non esistono mappe, itinerari, soste, ma solo luce da centellinare e riservare ad ogni scatto, non importa se la temperatura di quel luogo va oltre la soglia di sopportazione. Dal Bangladesh al Congo, dalla Malesia alla Sierra Leone arrivando in Iraq, nessun luogo diventa centrale nella narrazione. Quel che conta è dosare la luce e far sì che quel volto inizi a dialogare con la stessa, scambiando la temperatura del proprio sguardo, quasi a refrigerare quella
dell’ambiente. Solo così l’artista riesce a carpire, in quello stesso scatto, qualcosa di straordinario da concedere agli osservatori, come un vero gesto d’amore”.