Ma che politica è questa?

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La degenerazione della politica, cominciata alla fine della prima repubblica ed esplosa con tangentopoli, è continuata nella seconda repubblica con il berlusconismo che l’ha trasformata in prodotto commerciale spettacolarizzandola, e non si è attenuata nella terza che al populismo ha aggiunto un uso pregiudicato dei social ed un linguaggio sopra le righe che ha generato una campagna di odio, violenza e intolleranza nel popolo del web. Il nobile tentativo di Moro e Berlinguer di dare alla politica un maggiore ancoraggio sociale con l’alternanza e un maggior risalto alla questione morale, è stato pagato con il sacrificio della vita. Dopo di loro la deriva è divenuta irreversibile e lo scadimento della politica è andata sempre di male in peggio. La prima repubblica, con la caduta del muro di Berlino, aveva posto fine ai partiti ideologizzati. Venne Berlusconi e la politica divenne un prodotto commerciale e oggetto di propaganda e di populismo. Al berlusconismo è seguito il renzismo, una sorta di populismo di sinistra, che ha cercato di istituzionalizzare l’individualismo del comando, facendo affondare, con la propria sconfitta, una necessaria rivalutazione della democrazia parlamentare ed una più corretta funzionalità dei partiti, costituzionalmente intesi come organi di progettualità dedicati alla soluzione dei problemi della gente e di una doverosa eticità delle Istituzioni.

La personalizzazione dei partiti, il linguaggio della non verità, la propaganda continua, l’occupazione del potere, il sistema generale e offensivo delle nomine (dall’usciere ai Direttori generali e ai vertici degli Enti e delle aziende controllate), hanno generato nei cittadini un senso di profonda disistima dei politici e una diffusa intolleranza che il popolo delle sardine ha così plasticamente evidenziato portando in piazza centinaia di migliaia di persone. Non è sicuro che i politici vogliano raccogliere l’avvertimento delle sardine piegati, come sono, nella difesa corporativa dei propri interessi e dei gruppi che rappresentato.

Il M5S aveva cavalcato l’antipolitica e l’anti-casta e di colpo era diventato il primo partito, poi si è sciolto come neve al sole, vittima della propria ambiguità tra movimento e partito, e dell’inadeguatezza ed incapacità di governo credendo di poterlo fare con gli slogan. Nel frattempo sono cresciute, e notevolmente, le destre, perché, in barba a tutte le analisi e le esegesi politiche, hanno riscoperto – propagandandola al massimo- una sorte di nuova ideologia nel sovranismo e nel nazionalismo, riproponendo e difendendo i confini della nazione e la sua identità contro elementi esterni come l’Europa, l’euro, i migranti. Il quadro politico si è aggravato ed è peggiorato con il ritrovato attivismo (che a dire spregiudicato è riduttivo) di Renzi che, dopo la scissione dal PD – voleva punirlo per il “tradimento” nei suoi confronti riconquistando il suo elettorato e marginalizzandolo.

Il bullo di Rignano ha infinita stima di sé stesso e scarsa considerazione degli altri, che considera tutti “bischeri” se, invece di accontentarsi di fare il portatore di palla che la forza politica e i sondaggi gli attribuiscono, pensa di avere il diritto a dare ancora le carte e non si rende conto che il suo tempo è definitivamente scaduto. Ora ce l’ha con Conte di cui teme la concorrenza per una eventuale sua discesa in campo a capo di una lista centrista alleata con il PD, che gli sconvolgerebbe tutti i suoi piani: La guerriglia è continua e la opposizione sulla prescrizione (spinta al punto di votare con le destre) è solo una tappa. Il sistema delle alleanze è messo a dura prova per le sue intemperanze e quelle di Di Maio e, purtroppo, condannano il Governo alla inattività. Prova ne è la lunga telenovela sulla prescrizione che, anche con gli ultimi accordi e le proposte del governo, sono troppo blande e non risolveranno il problema della riduzione dei tempi del processo. Purtroppo neanche il PD e lo stesso Conte parlano il linguaggio della verità preoccupati come sono a mantenere calma l’acqua dello stagno che, però, continua ad imputridire. Quanto a Renzi gli si dica finalmente: “Stai tranquillo Matteo!”

di Nino Lanzetta