Macché crisi, i “Rattopardi” non mollano 

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“La festa appena cominciata, è già finita…”. In questi giorni, di fronte al clima crescente di tensioni tra M5S e Lega, turbato da una “sedicente”, ritrovata unità del centrodestra per le regionali di Primavera, cui ha fatto subito da contrappeso l’incontro tra M5S e sinistra Pd, ci sarebbe sul serio da pensare che la “festa è già finita”, come canta il popolare motivo di Endrigo . Ma non è cosi. Macché crisi! Qui è solo un gioco delle parti, una quotidiana commedia dell’arte, per alzare la posta, facendo balenare, come arma dissuasiva, possibili alternative. Una volta, malgrado errori e trasformismi, i partiti avevano una loro rotta. Ora c’è invece solo un mix di adattabilità e spregiudicatezza, roba da “ratti” . Non siamo noi a dirlo. A preconizzarlo, addirittura qualche anno fa, ma inascoltato, fu non un “pinco pallino” ma Marco Morosini, ex ghostwriter e ispiratore dei grillini, il quale, citando il guru supremo Grillo, precisò che “il Movimento 5 stelle è come un ratto, (per intenderci, una pantegana), si adatta a qualsiasi cosa, ambiente, tipico, nella metafora politica, di chi “sta a destra, a sinistra e a centro”. La riprova è nell’odierno contesto di anomalie, agguati, trappole e pappine avvelenate ( l’ultima targata Casalino contro le stregonerie di Tria ): anomalo è il governo bicolore, anomalo il contratto guida, anomale le prassi istituzionali, anomalo il cinismo contrattuale, che lascia tutto com’è, si raggiunga o meno un accordo. Mentre le tradizionali “intese di governo” si fondavano sulla mediazione; il “contratto” odierno è “applicazione” di ciò che vi è scritto. Una materia da scambio commerciale “inter partes”, la cui risoluzione può avvenire alla pari in base al rispetto o meno di quanto concordato. È il loro “Leviatano” tascabile, o meglio Bignami . Qualora si dovesse andare fuori dal seminato, basta pronunciare la formula liberatoria: “Questo non è previsto dal contratto” e si tira avanti con un governo da “circo Barnum”. Un discorso, secondo la stessa fonte, valido, pari pari, anche per la Lega, su cui si aggiungeva : “La retorica del M5 Stelle, mezza populista e mezza sinistra ecologista per prendere voti, è la stessa delle destre populiste europee : meno leggi, meno Stato, meno Europa, meno rifugiati e migranti, meno politici, meno vincoli, meno partiti, sindacati, operative e Ogn” . E’ quanto sta a cuore alla ciurma corsara- Grillo, Casaleggio, Di Maio, Salvini e Giorgetti- e nella geometrica spartizione di poltrone e nelle convenienze che ciascuno si è pattuito tra redditi, decreti e decretini. Alla faccia del popolo sovrano che qui fa solo da tappezzeria. La doppia etica di Salvini non si può spiegare , se non nell’ottica del “partito ratto”: mordi e fuggi. Ha ,difatti, appena siglato l’intesa con il centrodestra e si è subito precipitato a precisare che rispetterà il patto di cinque anni con il M5S. Dimenticando però di aver stracciato, dopo il 4 marzo, quello elettorale di candidato premier del centrodestra, per abbracciare i Cinquestelle. Con questi “rattopardi”, da parodia del cambiamento, a rischiare moltissimo è soprattutto il Paese. Se saranno costretti a lasciare il governo, sarà solo per ragioni, indipendenti dalla loro volontà, e ci vorrà il “carro gru” per sfrattarli.

di Aldo De Francesco edito dal Quotidiano del Sud