Nella redazione del Corriere si rinnova il rito dello scambio di auguri. Le nuove sfide dell’informazione in una società che cambia

Don Vitaliano: a fronteggiarsi sono oggi due Chiese, una inclusiva, l'altra conservatrice. Anzalone e Jacobelli: democrazia a rischio

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E’ stata l’occasione per una riflessione a tutto campo sulle contraddizioni del nostro tempo, dall’informazione alla giustizia, il consueto scambio di auguri nella redazione del Corriere dell’Irpinia. A fare da padrone di casa il direttore Gianni Festa che ha sottolineato le nuove sfide raccolte dal Corriere, con il rafforzamento del sito e la rivista settimanale che ha conquistato un buon numero dei lettori e si è imposta all’attenzione di tutti per il rigore delle notizie e gli approfondimenti sulla storia del territorio. E’ stato, quindi, il professore Luigi Anzalone a porre l’accento sulla profonda crisi che vive l’informazione “La qualità dei progetti editoriali è inversamente proporzionale alla iperbolica presenza dei giornali con l’assorbimento dell’informazione da parte di gruppi finanziari e la messa in discussione della libertà di stampa. Ecco perchè è importantissimo il lavoro che porta avanti il direttore Gianni Festa, trasformatosi lui stesso in editore, per garantire un’informazione capace di raccontare il territorio. Poichè il nostro dovere, oggi più che mai, resta quello di educare i giovani nella democrazia e nella libertà”.

Non nasconde la sua amarezza l’avvocato Gianfranco Jacobelli  “Non c’è tema, dalla pace alla povertà, dalla giustizia  alla famiglia che questo governo abbia affrontato in maniera adeguata. Ma è chiaro che le responsabilità della destra al governo sono di una sinistra che si è fatta sconfiggere in passata dai 5Stelle. Oggi ci troviamo di fronte ad un panorama politico di grande desolazione, a personaggi che negano l’evidenza come la presenza del problema camorra in Irpinia”. Quindi è don Vitaliano Della Sala a chiudere l’incontro con la consueta  benedizione. Inevitabile il riferimento al presepe con le due Madonne, allestito nella chiesa di Capocastello, accusato di blasfemia da Gasparri “Ho chiesto scusa se avevo offeso la sensibilità di qualcuno proponendo la mia idea di presepe. La rappresentazione della Natività non può essere un rituale fisso ma inevitabilmente si evolve, riflettendo le trasformazioni della società. Nel mio oratorio arrivano figli di famiglie diverse da quella  tradizionale, di genitori separati, di single, di coppie di gay e lesbiche, volevo che il prespe raccontasse questo ventaglio di famiglie che caratterizzano la nostra società. Anche perchè conosco la sofferenza che la Chiesa ha creato loro. Inoltre, celebriamo quest’anno l’800° anniversario della nascita del presepe. E il primo presepe che fa Francesco, non è un presepe fatto di luci, è un modo rivoluzionario per ricordare a tutti la forza del messaggio di Gesù, proprio come quello di Betlemme si fa denuncia delle ingiustizie della società di ieri. Ho sempre cercato di trasmettere un messaggio attraverso il presepe allestito in chiesa, dal Gesù che nasce sul gommone alla Madonna che si toglie il velo, chiaro riferimento alle donne dell’Iran costrette a fere i conti con dure restrizioni. Ringrazio il Vescovo per avermi sostenuto anche in questa vicenda. Continuo a pensare che la Chiesa debba essere inclusiva, altrimenti è finita. Ma è chiaro che oggi è spaccata in due, alla Chiesa di Francesco si contrappone una Chiesa conservatrice che non ama i cambiamenti e guarda alla destra”. Quindi lancia un appello “Ciascuno è chiamato a fare la propria parte per aiutare chi ha bisogno. La povertà è oggi non solo economica ma anche sociale, legata a solitudini e a un disagio psicologico. Solo restando uniti possiamo affrontare i grossi problemi della società”.