Omaggio a Cucchi: la poesia come antidoto ai surrogati del nostro tempo

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Rendere omaggio ad un poeta che fa della sua poesia l’arte di comprendere la realtà, di scandagliare il reale con tutte le sue sfumature, contraddizioni, inquietudini. Questo il senso dell’omaggio a Maurizio Cucchi, una delle voci più importanti del panorama poetico internazionale, oltre che critico letterario severo e rigoroso. Nella saletta dell’ex carcere Borbonico di Avellino, nei giorni scorsi, si è svolto il dibattito – omaggio all’intellettuale, in occasione dell’uscita del suo volume: Poesie 1963-2016 (Oscar Mondadori), in collaborazione con Sinestesie, la Fondazione Carlo Gesualdo, l’Associazione Fidapa, i Lions Club Avellino Host, l’International Inner Wheel club Avellino. Hanno partecipato all’incontro, Carlangelo Mauro, poeta e critico letterario,  Domenico Cipriano, poeta, Edgardo Pesiri, notaio, Carlo Santoli, direttore della rivista “Sinestesie”, Bruno Galluccio, poeta. Alla provocazione di Pesiri su come si possa trasmettere la cultura ai più giovani, Cucchi ha risposto ribadendo che non è possibile veicolare modelli culturali se le generazioni precedenti non li possiedono. Si è poi soffermato sulle degenerazioni della società consumistica, sottolineando che sono  molteplici gli “inciampi” che questa società produce, una società che ci fa vivere di “surrogati”. «La canzone, ad esempio, è divenuta il surrogato della poesia, l’immagine di Allevi, il surrogato della musica classica. Il consumismo ci spinge a fruire delle cose in modo rapace, gli stessi oggetti diventano delle mere cose prive di valore. Anche nella poesia – ha affermato Cucchi – non misconosco il valore degli oggetti, che sono legati a noi dal sentimento che attribuiamo ad essi, quindi, non sono e non possono essere delle cose prive di spirito». Mauro ha poi ripercorso, nel suo intervento, i temi fondamentali della poesia di Cucchi. Molteplici i riferimenti ai maestri incontrati lungo il suo percorso artistico, da Fortini, il poeta di grande sapienza e di straordinaria semplicità umana, dotato di uno straordinario “orecchio” per valutare la musicalità di una poesia, al poeta Sereni, compagno nel periodo di lavoro alla Mondadori. A Giovanni Giudici, il poeta che mandò “Il disperso”, opera di Cucchi, alla Mondadori, uomo ancorato al suo tempo, capace di vivere la realtà e di riconoscerne i fermenti poetici di rilievo.  Mauro ha poi indagato la novità di soluzioni stilistiche presenti nell’opera  “Il disperso” di Cucchi.  «Il fare poesia richiede prima un certosino lavoro di bottega, un lavoro artigianale, e poi qualitativo, artistico. Penso che chi si dedica a produrre qualcosa di qualitativamente importante, non abbia sprecato la propria vita. I giovani dovrebbero anche sperimentare una prosa poetica – ha detto Cucchi – anche perché, questo tipo di prosa, richiede attenzione alla musicalità». Anche Cipriano ha ricordato la presenza dell’intellettuale in Irpinia, e la sua “etica dell’attenzione”, riallacciandosi anche ad un libretto corale, che racchiude più voci, edito da Mario Fresa, pubblicato in occasione dei 70 anni di produzione poetica di Cucchi. Galluccio si è invece soffermato sulle interessanti connessioni e parallelismi tra fisica e poesia, presenti in “Vite crepuscolari”, altra opera dell’artista. Importante anche il riferimento di Cucchi alla poesia femminile, da Amelia Rosselli, straordinaria poetessa tormentata, artista potente nella sua originalità, a Maria Luisa Spaziani, dal verso elegante e raffinato, alle voci poetiche femminili che stanno emergendo in questo decennio, che sono più prolifiche e numerose di quelle maschili. «La Bildung di Cucchi alla poesia – come si legge nella prefazione di “Poesie 1963-2015” –deve essere ascritta al decennio 1963- 1973, tra i sui diciotto e ventotto anni, come è documentato anche in questa silloge, e coincide con la scelta di non appartenere a gruppi o poetiche soggetti a codici compositivi e riflessivi regolamentati a priori: una scelta molto più e meglio dettata da una consapevolezza culturale in breve tempo consolidata, che non da predilezioni istintuali o da un’indole solitaria ed “esistenzialista”. Tuttavia, Cucchi non è mosso nemmeno da spinte nostalgiche o regressive, di specie spiritualista, post simbolista, tardo – ermetica o neoromantica, come tanti poeti “nemici” della neoavanguardia…Al contrario, per quanto riguarda la sua formazione specificamente poetica, si deve risalire ai “classici” occidentali  di ogni epoca, lingua e tradizione  »