Di Monia Gaita
Si svolgerà stasera alle ore 19:00 nel Duomo di Avellino, la cerimonia di ordinazione presbiterale di Don Emmanuele Roca. Il diacono, 25 anni, sarà tra poche ore, il sacerdote più giovane della Diocesi cittadina. A celebrare il rito liturgico, interverrà il Vescovo, Mons. Arturo Aiello. Abbiamo ascoltato Don Emmanuele sulla sua scelta di fede.
Com’è iniziato questo cammino spirituale?
Fin da ragazzino avvertivo il desiderio di servire la Chiesa, poi lo studio in seminario, non solo come vicenda di istruzione, ma anche come esperienza umana, ha consolidato e confermato questa volontà che amo definire “un sogno del Signore”.
Cosa significa diventare sacerdote?
Diventare sacerdote significa avere attenzione e cura per le persone. La maggior parte della gente ritiene che la fede sia una relazione esclusiva tra noi e il Signore. Non è esattamente così. La fede è dono, annuncio e condivisione in una direttrice comunitaria. La preghiera personale è importante, ma anche la meditazione della scrittura e la partecipazione all’eucarestia. Tuttavia, il valore più grande resta la vicinanza al popolo di Dio.
A quale figura di Santo siete particolarmente legato?
Sono molto legato a Sant’Alfonso che è il patrono della mia parrocchia di San Tommaso. Lo assumo a punto di riferimento non solo perché è un genio della pastorale, ma anche per la sua vicinanza alle persone, per l’abilità e la sapienza nel parlare e per la fertile opera di evangelizzazione.
Attualmente dove esercitate il vostro ministero?
Sono a Candida dove sto cercando di creare aggregazione, soprattutto giovanile. Mi sforzo di mettere i giovani al centro della vita della comunità come educatori e lettori. Non mancano , ovviamente, anche semplici momenti relazionali in cui passeggiamo e discutiamo. In questo periodo di restrizioni Covid diventa più problematico anche confrontarsi, ma tutte le iniziative si attuano sempre nel rispetto delle norme di sicurezza.
Che cosa direste a un giovane che voglia intraprendere questa rotta?
È una strada che consiglio a tutti. Un giovane che abbia tale propensione, dovrebbe scrutare a fondo i suoi desideri, guardare con chiarezza in quello spazio in cui il Signore apre dei varchi e parla. È lì che può emergere con più trasparenza se si tratta di una vocazione sincera e piena.