Quale futuro per il paese?

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Il 4 maggio partirà la fase due anche se esperti virologi dicono che il pericolo di nuovi contagi è ancora grave ed una ripartenza affrettata potrebbe far risalire il picco dei contagi specie in Lombardia ed in Piemonte. Perciò occorre che la ripartenza sia graduale e i controlli siano i più rigidi possibili perché alla ripresa dell’economia, che non può più attendere a lungo, (siamo a meno 9 de PIL), si dovrà coniugare la salute dei cittadini che è un bene supremo. Tornare alla normalità non sarà facile e avrà un costo enorme. Ma a quale normalità? Non certo a quella di prima che ha generato lo sconquasso nel mondo, nel clima e nell’ambiente! Walter Veltroni ha scritto sul Corriere: “Quando torneremo ad abbracciarci non dovremo essere dei sopravvissuti, ma degli architetti di una vita nuova”. Bisogna approfittare della grande paura per cambiare la società!  Carofiglio su Repubblica: “La paura va riconosciuta e usata: bisogna trasformarla in strumento di lavoro per cambiare le cose. – anche e soprattutto fuori dalla crisi – e non lasciare che diventi una malattia occulta dell’anima individuale o collettiva che degeneri in una forza incontrollabile e distruttoria”.

Bisognerebbe procedere passo dopo passo tenendo sotto controllo i dati del virus e sanzionando severamente chi si discosta dalla linea di condotta imposta. Fontana e Sala, Governatore della Lombardia e Sindaco di Milano, parlano di ripresa delle quattro D (Distanza/Dispositivi/Digitalizzazione/ Diagnosi). Anzi ne aggiungono una quinta (Sicurezza nel lavoro, mobilità e diritti) Saranno in grado di tradurre in realtà questi principi e far rispettare alle aziende la distanza di un metro per ogni lavoratore, disciplinare la folla (migliaia di persone) che scendono e salgono sui treni della metropolitana?

Quale sarà il futuro e come sarà lo sviluppo del modello di società? Saranno capaci i politici che ci governano o che stanno all’opposizione di essere artefici di un nuovo futuro? Ci attende è una sfida epocale e tutto dipenderà, in primo luogo, dai due partiti maggiori che sostengono il Governo: il PD e soprattutto il M5S. Per il M5S si presenta un’occasione d’oro, da ultima spiaggia. Saranno in grado di fare quelle riforme radicali senza le quali, qualsiasi ripresa nascerebbe già azzoppata? Saranno all’altezza del compito che la storia gli assegna? A vedere e a sentire Di Battista, un tribuno del popolo, senza alcun senso dello Stato e scarsa preparazione politica, e i tanti che lo seguono (che hanno votato no al Mes appoggiando la Meloni, dichiarandosi coerenti con i loro slogan, anche se nel frattempo è tutto cambiato, compreso lo stesso Mes) cadono le braccia.  Non bastano Salvini, Meloni?

Ma quali riforme? L’elenco è facile e l’abbiamo fatto innumerevoli volte: abbattere la burocrazia, ridisegnare il Welfare, riscrivere il Fisco, rivedere la Giustizia, riportare la Sanità a livello pubblico, diminuire i poteri delle Regioni e le loro spese (a cosa servono le sedi estere?), sono provvedimenti che hanno bisogno di estremo coraggio e un pizzico di utopia, e che non possono essere fatte da un Governo di Unità nazionale (con o senza Draghi) che sarebbe ostaggio di veti incrociati. Fare le riforme, non come si è fatto finora, e impresa ardua e, forse, impossibile con i politici che abbiamo, senza affidarsi ad una Commissione di giuristi (Cantone ne potrebbe essere il Presidente) ed esperti che non rispondano ad alcune partito e che preparino dei testi unici che il Parlamento dovrebbe approvare, prendere o lasciare. Come dovrebbero proporre un sistema di nomine che siano veramente sganciate dalla lottizzazione dei partiti. Anche per Sabino Cassese – che non scopre l’America- le cause della eccessiva burocrazia sono individuabili negli uffici pubblici che si muovono sulle leggi approvate dal Parlamento (che sono eccessive, duplicate, contraddittorie, ripetitive, prolisse). Si possono e si devono semplificare, ridurre, scrivere in italiano senza rimandare in ogni articolo ad altre norme e commi di altre leggi. Lo scaricabarile, il senso di autotutela, la corruzione, la lentezza, la deresponsabilizzazione e la giustizia delle manette facili derivano dalla eccessiva ed inesplicabile congerie di leggi imputabile esclusivamente al potere politico. (vedi, da ultimo, il codice degli appalti!). Per le altre riforme il discorso è analogo. Il pessimismo è d’obbligo.

di Nino Lanzetta