Rak si racconta agli studenti della Perna Alighieri: così il Covid e la crisi hanno sconvolto le relazioni sociali

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Nella vita non esistono soluzioni definitive, molte delle nostre vite, dei problemi che ci portiamo dietro restano irrisolti, così ho voluto che anche le storie dei due protagonisti restassero aperte e continuassero magari nella mente degli spettatori”. E’ il regista Alessandro Rak, apprezzato autore di L’arte della felicità e Gatta Cenerentola ,  a raccontarsi agli studenti dell’Ic Perna Alighieri al Cinema Partenio nell’ambito del progetto “Fuori campo”, introdotto da Michela Mancusi dello Zialidia. Un confronto che parte dalla proiezione del film “Yaya e Lennie. The walking liberty”, ambientato in una Napoli postapocalittica in cui la città è stata completamente ricoperta dalla giungla.

“Un film – spiega Rak ai ragazzi – che vuole essere anche una riflessione sul concetto di libertà. I due protagonisti si ritrovano a dover fare i conti con degli adulti che vorrebbero imporre la loro idea di mondo mentre Yaya e Lennie vogliono decidere da soli cosa fare delle loro esistenze. Tuttavia, ci sono casi in cui proprio le limitazioni della libertà sono necessarie per costruire relazioni migliori. E’ un tema complesso che è il cuore di ogni democrazia. Il film è tratto dal romanzo di Steinbeck ‘Uomini e topi’ in cui i due protagonisti cercano il loro posto nel mondo nell’America attraversata dalla crisi. La Napoli che racconto è una società in cui a prevalere sono le leggi del Far West, gli istinti, le pulsioni, una tensione evidente anche nell’uso del linguaggio”.  Sottolinea come “il film sia nato dalla consapevolezza dell’urgenza legata al problema dell’ambiente e dagli sconvolgimenti sociali che hanno trasformato le relazioni sociali, dalla guerra al Covid”. Costanti i richiami anche al dialetto partenopeo “quello che resta della civiltà dimenticata e ricoperta dalla giungla è evidente proprio in questi residui di dialetto”. Rak si sofferma sulle fasi che caratterizzano la nascita di un film, dalla scrittura della storia allo storey board fino all’animazione e alla registrazione delle voci. E ai ragazzi che gli chiedono se le ambientazioni non richiamino quelle di alcuni videogiochi chiarisce che “I videogiochi utilizzano spesso ambientazioni legate alla fantascienza, chi ha realizzato scenografie si ispira inevitabilmente a un immaginario in cui entrano anche i videogiochi”. Chiarisce come “Ogni personaggio è diverso, ogni film diventa anche l’occasione per consegnare uno scenario umano variegato. E’ il bello del cinema”

Antonio Borrelli, tra i curatori del progetto insieme a Michela Mancusi, sottolinea come sia importante “avvicinare i giovani al cinema, in un universo in cui i giovani sono abituati a vedere pellicole solo al computer mentre è importante che scoprino il fascino della sala”.