Parte da Calitri il 30 settembre il progetto “ReEsistenti” ,ideato dalla Cgil in occasione della celebrazione dell’ottantesimo dell’armistizio e dell’inizio della Resistenza al Fascismo e al Nazismo, dopo il buio ventennio fascista che vide la chiusura di Camere del Lavoro, Leghe operaie e di Mutuo Soccorso di lavoratori, braccianti e artigiani legati alla CGIL e del Partito d’Azione, Partito Socialista, Partito Comunista ed Anarchici. “Il titolo – spiega Fiordellisi – gioca su Resistenza, ovvero Uomini e Donne, Resistenti Esistenti antifascisti che nel ventennio mantennero le loro idee non aderendo al fascio che riaffermarono subito con l’armistizio dell’otto settembre 1943, per cui abbiamo inserito percorsi, successivi, Scioperi verso il Referendum sulla Repubblica, la Costituzione repubblicana, l’Occupazione delle Terre in Irpinia, Piano Marshall e Piano per il Lavoro della CGIL con Giuseppe Di Vittorio”. Un confronto in programma presso la Casa della musica, con ANPI provinciali e studiosi per discutere della Rivolta del 29 settembre 1943 a Calitri. Introduce e coordina Antonio Lampariello, Ref. Cgil Calitri Interverranno Giovanni Capobianco, Presidente ANPI Avellino Antonella Coppola, Direttore Inca Avellino, Paolo Speranza, Storico del Cinema, Annibale Cogliano, Storico, Antonio Maffucci, Erika Picariello, segretaria CGIL Avellino.
E’ il 29 settembre 1943 quando i contadini vanno all’assalto del municipio. Il podestà e i gerarchi fascisti locali sono giudicati non solo corresponsabili delle stragi compiute dai tedeschi, ma accusati soprattutto di affamare il popolo, vengono destituiti.
Il podestà viene malmenato e ridotto in fin di vita, vengono assaliti i depositi del consorzio agrario dove si trova ammassato il grano. I contadini si dirigono poi verso la casa del responsabile dell’ammasso granario, Ricciardi, il quale si difende sparando e uccidendo un contadino. Nuovamente attaccato, il Ricciardi viene ucciso insieme con la figlia, purtroppo una ragazzina di 12 anni. Alla rivolta partecipano anche due antifascisti confinati nel paese, Walter (o Carlo) Zavatti e il comunista croato Antonio Lucew. Nello stesso giorno i contadini si riuniscono nella casa dell’ECA con l’obiettivo di ristabilire l’ordine nel paese, evitare atti di violenza privata regolare la distribuzione delle derrate alimentari di prima necessità, fissandone i prezzi e programmare gli interventi per abolire le ingiustizie secolari, provvedendo in primo luogo all’abolizione del latifondo e alla distribuzione delle terre. Viene proclamata la repubblica autonoma di Calitri, detta “repubblica di Battocchio” dal nome del contadino che ne fu uno dei più vivaci organizzatori. Viene issata la bandiera della repubblica, che già era stata issata nell’Ottocento dopo il passaggio di Garibaldi
La repressione delle forze dell’ordine sarà durissima, con l’arresto di circa 40 partecipanti alla rivolta. Il processo si trascina per vari anni e alla difesa dei rivoltosi provvede l’avvocato comunista Mario Palermo; si conclude nel 1949 con molti assolti, mentre dodici degli imputati sono condannati a pene dai tre agli otto anni; all’ex confinato Lucew vengono inflitti dieci anni di carcere, a Battocchio 14. Ne sconterà 7 e poi emigrerà in Germania.