Sono queste le domande che nelle ultime settimane hanno fatto sì che il dibattito sulla riapertura delle scuole si dividesse tra chi combatte e crede nella necessità di riaprire le scuole e chi, temendo una forte risalita dei contagi, ritiene sia meglio rimandare. Che si tratti di DAD o di lezioni in presenza era importante stabilire un percorso inappellabile per non generare incertezza nelle famiglie, negli studenti e nei lavoratori del comparto scuola, precarietà che potrebbe sembrare solo organizzativa ma che irrimediabilmente può provocare una situazione di disagio psicologico, sociale ed emotivo relazionale.
La riapertura in massima sicurezza delle scuole deve essere l’assoluta priorità; la scuola è il principale investimento culturale ed economico del Paese e per questo non si può accettare che venga messa in secondo piano.
La DAD è stata sicuramente fondamentale per cercare di far fronte ai caratteri dell’emergenza, ma al contempo ha fatto sì che emergessero problematiche e disuguaglianze che da sempre caratterizzano la nostra società. Il 12,3% dei ragazzi non possiede né un pc né un tablet, cifra che arriva al 20% nel Mezzogiorno, ed è ovvio che in queste condizioni si rende difficoltosa una corretta fruizione della didattica a distanza da parte di tutti gli studenti, soprattutto in quelle zone dove le istituzioni non riescono ad essere di particolare supporto alle famiglie in difficoltà.
Ciò ha irrimediabilmente portato ad una condizione in cui studenti e studentesse sono rimasti indietro, con un 35% di essi, secondo un’indagine di Save the Children, che ritiene come la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Questo sottolinea ancor di più la necessità di riaprire le scuole per cercare di rimettere sui propri passi anche chi ha accusato di più la chiusura, al fine di garantire il diritto allo studio a tutti coloro che sono in età scolare. La didattica in presenza potrebbe fermare la dispersione scolastica che ha visto, secondo gli ultimi dati IPSOS, 34mila studenti tra i 14 ed i 18 anni abbandonare le lezioni.
Tutto ciò lo si può fare soltanto garantendo l’apertura in sicurezza dei plessi scolastici e mettendo in campo misure di aiuto per le categorie più a rischio. Sappiamo che si è cercato di fare il possibile. Le preoccupazioni degli addetti ai lavori ci fanno immaginare che però non sia stato fatto abbastanza: per questo chiediamo vengano presi provvedimenti urgenti per la ripresa in sicurezza. Quali?
Vi elenchiamo alcune delle nostre proposte che crediamo possano essere utili per garantire una maggior sicurezza per lo svolgimento delle lezioni dei prossimi mesi:
– Inserire il corpo docenti ed il personale A.T.A. tra le fasce prioritarie per la somministrazione dei vaccini;
– da qui a 30 giorni dotare il personale scolastico di mascherine FFP2;
– assumere più personale per far fronte alle emergenze dettate dalla turnazione;
– realizzare nei prossimi mesi un piano di edilizia scolastica, sfruttando le risorse previste dal Recovery Plan;
– mettere a disposizione, da parte degli enti locali, strutture aggiuntive adeguate allo svolgimento della didattica nel rispetto delle disposizioni sanitarie previste e garantire alle famiglie meno abbienti, ove non sia stato già fatto in virtù delle linee guida nazionali, l’utilizzo di strumenti, come pc e tablet, in comodato d’uso per usufruire della didattica a distanza;
– potenziamento del servizio dei trasporti. È imprescindibile aumentare il numero delle corse; se le aule sono un posto sicuro (secondo le indagini dell’Istituto Superiore di Sanità solo il 2% dei contagi avviene tra i banchi di scuola) viaggiare in autobus affollati non rispetta i protocolli attualmente vigenti in termini di sicurezza sanitaria.
Comprendiamo le paure dei genitori, dei docenti e degli stessi studenti. Siamo consci che la soluzione da trovare non possa essere universale. Pensiamo sia necessario, infatti, dare la priorità alle scuole dell’infanzia
ed a quelle primarie per svolgere le attività in presenza, per garantire non solo un adeguato approccio ai sistemi di scolarizzazione ai più piccoli ma anche per aiutare le famiglie che potrebbero dover rinunciare ad impieghi lavorativi per seguire i propri figli durante la didattica a distanza. Laddove non sussistano problemi legati alla carenza di infrastrutture digitali, la didattica a distanza, insieme alla possibilità di effettuare – almeno in parte – lezioni in presenza, si presenta come la soluzione più sicura per le scuole secondarie, onde evitare rischi non necessari, assicurando la certezza di un graduale ritorno tra i banchi in vista dell’appuntamento con gli esami di fine anno.
Abbiamo elaborato questo documento con la speranza che possa essere sottoscritto anche da altre organizzazioni territoriali.
Il futuro è alle porte e per assicurarci una scuola e una società migliore c’è bisogno di investire su di essa e di farlo adesso.
6000 sardine d’Irpinia