“Le Intercettazioni tra esigenze investigative e diritto di difesa” al centro dell’incontro organizzato,oggi pomeriggio dall’Ordine degli Avvvocati presso il Palazzo della Provincia di Avellino.
Il dibattito, fortemente voluto dal consiflio forense irpino, è stato promosso per approfondire tematiche cruciali che riguardano il delicato equilibrio tra la necessità di condurre indagini e il fondamentale diritto alla difesa.
Al tavolo dei relatori presenti il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Avellino, Fabio Benigni, il sostituto Procuratore della Repubblica di Avellino, Vincenzo Toscano, l’avvocato Raffaele Tecce, Consigliere dell’Ordine e Referente per la Formazione in materia penale. A introdurre e moderare la discussione il Professore Angelo Alessandro Sammarco dell’Università degli Studi di Salerno.
Tra gli altri relatori,personalità di grande spessore professionale, come l’Avvocato Quirino Iorio, Presidente della Camera Penale Irpina, il Prof.Mario Griffo dell’Università degli Studi del Sannio, Daniele Grunieri, Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord, Ida Teresi, Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli e infine Sergio Rastrelli, Segretario della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica.
“Nel corso di questa legislatura in cui il Governo si è imposto – afferma il Senatore di Fratelli D’Italia Rastrelli un profondo intervento riformatore e strutturale per evitare che ci sia una incidenza eccessiva da parte dell’autorità giudiziaria sul controllo dell’autorità amministrativa. Il tema delle intercettazioni è sempre più centrale, perchè tenta di coniugare dei principi costituzionali inviolabili, che troppo spesso, come nel recente passato, sono stato oggetto di svilimento assoluto. Noi ci ripromettiamo anche con interventi di natura costituzionale di fare in modo che questo governo di legislatura possa conciliare l’incidenza del lavoro dell’autorità giudiziaria, che non va privata di alcuno degli strumenti, di cui necessita e la tutela del cittadino e del diritto all’ onorabilità e del diritto alla riservatezza e a quello che è sottoteso alla violazione che stavolta ha connotato un uso smodato delle intercettazioni”.
Su un riequilibrio dell ‘uso delle intercettazioni il segretario della commissione Giustizia del Senato indica la strada. “L’equilibrio non c’è stato e va – sottolinea Rastrelli- disperatamente ritrovato. L’unico strumento è quello del disegno normativo quanto più compiuto possibile. E presso la Commissione giustizia del Senato abbiamo svolto un ciclo di audizioni ai massimi livelli con i pricipali attori del processo giudiziario, per fare in modo che l’intervento riformatore sia quanto più condiviso possibile e tenga conto di tutte le sensibilità che disciplinano una materia così delicata. In primo luogo vogliamo rafforzare in modo potente il controllo del giudice sulle attività rimesse alle Procure per fare in modo che il controllo giurisdizionale sia sempre un segnale di garanzia. Poi vogliamo fare in modo che il principio di proporzionalità tra le esigenze investigative e l’aggressione alla privacy sia ragionato in concreto e non in astratto. E cioè che la possibilità che nella disciplina delle intercettazioni si possa essere quanto più rigorosi. Infine vogliamo limitare l’utilizzo di strumenti come il trojan, che ha una capacità intrusiva straordinaria in violazione di qualunque dinamica di protezione di interessi costituzionali. Ed infine fare in modo che venga tutelato il diritto dei difensori nel rapporto con i propri assistiti. Un diritto che troppo spesso le intercettazioni hanno violato”.
“E’un tema caldo e lo si percepisce- afferma il sostituto procuratore di Napoli Teresi – sia per l’attenzione collettiva sia del mondo giudiziario che di quello politico. Ma anche della continua rivisitazione dell’apparato normativo. Noi abbiamo avuto diverse riforme. La prima esigenza sarebbe quella di una stabilità normativa, perchè le intercettazioni rappresentano un formidabile strumento investigativo. Tutti, soprattutto noi magistrati, dobbiamo essere attenti alle garanzie costituzionali e processuali. La libertà della comunicazione è una copertura costituzionale democratica fondamentale, ma d’altrocanto dobbiamo anche accertare i reati e la ricerca di un punto d’equilibrio è fondamentale. Noi speriamo di ottenere un quadro normativo stabile per un periodo necessario perchè poi si iniziano i processi con una base normativa e poi si va verso una inutilitizzabilità delle prove. E’interessi di tutti, soprattutto del mondo giudiziario, di arrivare ad una definizione dell’apparato normativo, che definisce l’uso delle intercettazioni, che restano uno strumento formidabile di investigazione, soprattutto nei settori, in cui non c’è la spinta del cittadino alla denuncia. Come nei reati di criminalità organizzata,dove c’è omertà di base come anche nei reati di corruzione, che non rende possibile l’accertamento del fatto se non attraverso le intercettazioni”.
“Tutte le riforme dalla legge Orlando in poi stanno – afferma l’avvocato e consigliere dell’ordine Tecce – provando a tutelare la riservatezza delle intercettazioni. Credo che, però, il tema fondamentale sia un altro. Lo viviamo ad Avellino e in tutte Procure e tribunali d’Italia. Le intercettazioni, che nascono come mezzo di ricerca della prova, stanno diventando sempre di più, una prova atipica sulla quale fondare la penale responsabilità dell’imputato. Ed è questo il punto cruciale, perchè noi notiamo tante sentenze fondate sulle intercettazioni. E una domanda ce la dobbiamo porre. Abbiamo snaturato l’istituto delle intercettazioni? E questo convegno serve proprio per capire come contemperare le esigenze investigative con i diritti fondamentali della persona. Il problema è difendere i diritti della persona, perchè quando si pensa alle intercettazione, si pensa ad una prova quasi non scardinabile. Per cui noi abbiamo vissuto e viviamo processi in cui le intercettazioni diventano un punto molto complicato da superare. L’intercettazione non è un documento che ritrae Tizio che spara a Sempropnio, ma prevede una valutazione in ordine al contesto e alle frasi e alle parole che sono state dette. Andando all’attualità, ricordo un’indagine fatta a Solofra dove una persona invitava più volte i soggetti con cui interloquiva a prendere il caffè. Il caffè è stato inteso come mazzetta e questo dà l’idea come l’intercettazione può essere uno strumento utilizzato male. Ovviamente indispensabile, però pericolossimo. Per cui tutto è affidato alla saggezza del giudice che deve autorizzare, motivando l’intercettazione e capendo che l’intercettazione è uno strumento invasivo, dal quale guardarsi bene senza sperperare il tempo della polizia giudiziaria che impiega tempo ad ascoltare