Sales, quegli intrecci tra clientele e criminalità

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“La presenza della camorra in Irpinia è la conferma di come i sistemi criminali si intreccino a quelli legati alla clientela e alla corruzione. E’ un prodotto in cui si fondono fattura locale e interferenze esterne. Rappresenta una sorpresa solo rispetto alla storia prima del terremoto”. Spiega così Isaia Sales l’inasprirsi dei fenomeni criminali in Irpinia. L’occasione è offerta dalla presentazione, al Circolo della stampa, del volume “Storia dell’Italia corrotta”, edito Rubbettino, curato insieme a Simona Melorio. Un appuntamento promosso dall’Associazione “IDEA Irpinia – #ideairpinia”, guidata da Marcello Rocco, da anni impegnata nella promozione, la tutela e la valorizzazione del territorio irpino e campano in collaborazione con rivista nazionale “StyLise Magazine”. A confrontarsi con gli autori Sales e Melorio i giornalisti Enrico Fierro e Norberto Vitale. “E’ chiaro – prosegue Sales – che camorra, clientela e corruzione sono fenomenti distinti ma se è vero che ci può essere clientela senza mafia, dove c’è camorra non ci può non essere un sistema clientelare e corruttivo. Quindi è chiaro che di fronte a episodi come quelli che hanno visto protagonista l’Irpinia bisogna interrogarsi sul sistema clientelare che ancora caratterizza questo territorio”. Ricorda come due sono stati i momenti che hanno visto l’affermarsi forte della criminalità in Irpinia, la stagione all’indomani del sisma in cui è stato chiaro fino a che punto può arrivare il sistema clientelare e oggi in cui, dopo tanti anni, è chiaro che se camorra e sistema di corruzione non sono la stessa cosa, l’una può spianare la strada dall’altra”. Sottolinea come “la corruzione ha accompagnato la storia italiana. Non è certo un problema che riguarda soltanto il nostro paese ma l’originalità italiana è legata al fatto che è doppia la forma di delegittimazione dello Stato, rappresentata da mafia e corruzione, cosa che non accade in altri paesi, dove se il corrotto è scoperto è fuori dalla politica. In Italia, invece, continua a stare nelle istituzioni, il corrotto non viene emarginato”. Chiarisce come “la corruzione arriva sempre dove c’è già criminalità, sia la mafia che la corruzione sono legate all’idea del pubblico come fatto privato, alla possibilità di privatizzare risorse pubbliche attraverso la violenza. Lo Stato, per come si è formato in Italia, non è il luogo in cui si riconosce la collettività, ci troviamo di fronte a uno stato, inteso come apparato. Non abbiamo mai abbandonato l’idea che il potere è legato al tentativo di aggirare la legge e non di applicarla, che chi ha potere paga o viene pagato. Ecco perchè la corruzione non è determinata dalla miseria, poichè si pagano persone che hanno già un lavoro, nè dall’ignoranza. I corrotti hanno generalmente titoli di studio. La corruzione è un reato che riguarda una parte dell’elite nel nostro paese. Ecco perchè per colpire la corruzione bisogna colpire le elite e insieme l’idea che hanno le elite che il potere non è sottoposto a vincoli”. Spiega come ci siano stati passi in avanti in questa battaglia “Penso alle iniziative dell’Anac con la presenza di Raffaele Cantone, si è tentato di cambiare l’idea che lo stato è un luogo in cui ci riconosciamo tutti e non proprietà privata di qualcuno. Sono stati compiuti dei passi in avanti ma non si sono colpite le radici del problema”. Smentisce, infine, l’idea che la corruzione sia solo meridionale, “nella storia del paese il ruolo di Milano e Roma nei processi di corruzione è stato superiore a quello di Napoli”. A porre l’accento sulla difficile situazione che vive il paese il giornalista Enrico Fierro: “La corruzione è un problema italiano per eccellenza. In rapporto con il Pil siamo il paese con il più alto tasso di corruzione. Un paese così combinato non può resistere. Il dramma nostro, penso a una città come Avellino, è che non c’è indignazione ma solo accettazione passiva della collusione tra politica e camorra. Di questo passo Avellino è destinata a finire. Penso all’episodio legato al consigliere comunale dei 5 stelle che in fuori onda a Report faceva battute su un altro consigliere figlio del boss, è finito tutto lì come se si fosse trattato di una barzelletta. Allo stesso modo la piccola borghesia coinvolta nell’affare delle aste giudiziare continua a ridere come se la questione non la riguardasse”.