Scie di stelle cadenti

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Chissà se anche il M5S seguirà – sia pure in circostanze storiche e politiche profondamente diverse – la parabola discendente del Movimento dell’Uomo Qualunque. Affermatosi nel panorama del dopoguerra. Indebolito poi da ben due scissioni. E quindi, abbastanza rapidamente, scomparso dall’orizzonte. Certo è che, stavolta, appare estremamente difficile che possano rientrare o essere messi a tacere i fuochi pirotecnici, i toni altisonanti, le recriminazioni e le accuse reciproche conseguenti alle espulsioni che hanno sanzionato i  parlamentari contrari alla fiducia, come altre volte invece è avvenuto. Appare un compito al di là dello stesso carisma dell’Elevato – come viene chiamato dai suoi seguaci Grillo – che non sembra intenzionato e forse neppure in condizioni di fare ulteriori sforzi, dopo aver messo la faccia sull’ingresso del Movimento nell’esecutivo Draghi. Al di là di qualche voce isolata (Taverna), del resto, non sono certo in molti i disposti a strapparsi i capelli per la fuoriuscita degli espulsi. Meno concorrenza interna alle prossime politiche!

Benchè osservatori e commentatori si stiano sbizzarrendo nei commenti più vari, non si può dire che sia stata del tutto una sorpresa la progressiva escalation di malesseri e di insoddisfazioni che ha segnato la vita della creatura grillina. Essi, volta a volta, hanno percorso il corpaccione della rappresentanza pentastellata, giunta alla Camera e al Senato senza un vero denominatore comune, se si eccettuano la generica volontà di fare piazza pulita del sistema partitocratico esistente (simboleggiato dalla ormai famosa metafora della “scatola di tonno”) e la vaga connotazione ecologista impressa dal suo fondatore. Il rapido e disinvolto avvento al governo si è dimostrato in una prima fase agevolato dalla mancanza di remore ideologiche. E quindi di una chiara collocazione politica. Successivamente, l’aggiungersi di scelte molto contraddittorie rispetto a  presunti principi e valori pentastellati anche se di difficile definizione, ha accresciuto disagi e malumori. Tuttavia, finora le diversità avevano portato soltanto ad abbandoni singoli, sia pure numerosi. Quando le contraddizioni politiche nelle alleanze (e nei conseguenti contenuti della concreta azione di governo) si sono sommate alla natura già poco definibile del Movimento, proprio la scarsa caratterizzazione ha finito per dimostrarsi un boomerang. La costante presenza nei primi due esecutivi della attuale legislatura – quello con la Lega, poi l’altro con il Pd – e la larga disponbilità di poltrone hanno fatto da ammortizzatori delle tensioni interne. Fino al governo Draghi, quando l’ampia maggioranza – con tutti quelli che il M5S voleva mandare a casa, a cominciare da quel Berlusconi definito lo “psico-nano” – è stata vissuta da molti come insopportabile.

In un contesto politico come l’alttuale, la pattuglia dei contrari a Draghi non appare tale da costituire un fatto numericamente determinante. La diversità delle personalità emergenti e delle cosiddette “sensibilità” al loro interno appare consistente. E ciò  non renderà facile ritrovare assetti interni condivisi, come dimostrano le voci su presunte richieste di simboli a formazioni già collaudate per superare gli ostacoli dovuti alle norme del regolamento del Senato in materia di costituzione di nuovi gruppi. Inoltre, dovranno essere individuati sufficienti denominatori politici comuni che giustifichino l’esistenza della nuova formazione parlamentare di opposizione (distinta, ma in oggettiva concorrenza con l’altra, cioé FdI della Meloni). E vi è il rischio che il vero denominatore finisca per essere soprattutto un puntiglioso controcanto ad ogni scelta del M5S. Insomma, una autentica spina nel fianco, oltre alle incognite Di Battista e Casaleggio! ! Il Movimento dovrà definire la nuova struttura di comando . Affrontare le tematiche irrisolte. E  definire il suo atteggiamento verso un governo in cui il potere decisionale vero é nelle mani del premier. Senza contare i macigni che continuano a pesare sul destino del Movimento: la questione dei due mandati e la mannaia della nuova legge elettorale, che falcidierà gli eletti in una misura mai conosciuta prima dalla nostra Repubblica !

di Erio Matteo