Stefano Cazzato racconta il suo nuovo libro “La quasi logica”

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Cosa significa “Quasi logica”?

L’espressione è stata usata dal filosofo belga Perelmannegli anni Cinquanta per indicare quei ragionamenti che non hanno la certezza delle scienze matematiche, ma che sono tuttavia attendibili e motivati, in quanto fondati su procedure argomentative. La quasi logica si riferisce all’antica tradizione greca della dialettica e della retorica, all’idea cioè di una ragione storica incarnata negli usi e nei costumi della polis, di cui i dialoghi di Platone rappresentano una testimonianza straordinaria.

In che senso il tuo libro è pensato come un contributo alla cittadinanza attiva e consapevole ispirata ai valori della tolleranza e del rispetto?

Questa ragione, nascendo – come detto – dalla polis, doveva rispondere a un problema concreto: la formazione di decisioni relative al bene comune, che dovevano essere negoziate e non imposte con la coercizione, con la menzogna e con l’inganno. Non la ragione della forza, ma la forza delle ragioni guidava i processi decisionali. Non si poteva prescindere dalla posizione dell’avversario, con il quale si discuteva agonisticamente ma per giungere a un accordo: ascoltando e valorizzando la sua posizione e contestandola, nella misura in cui se ne era capaci, solo nel merito. Insieme all’altro, con la partecipazione dell’altro alla discussione, con il dialogo si poteva così costruire un sentire comune, civico, una cittadinanza esercitata responsabilmente e collettivamente. Discutere era comporre delle diversità in una sintesi superiore nell’interesse generale.

E questo modello di razionalità vale ancora oggi? Può ancora oggi costituire un riferimento per le moderne società digitali e globali?

La quasi logica è quello che, con un termine comune, possiamo chiamare pensiero critico, un pensiero esigente, che vuole approfondire, analizzare, vedere le cose sotto punti di vista diversi, in una logica di complessità e non di semplificazione e di appiattimento. Oggi, purtroppo, non c’è spazio per l’analisi, per la riflessione e per l’approfondimento mentre prevalgono, soprattutto sui social, discorsi di tipo emotivo, poveri sul piano semantico e lessicale, che possiamo contrastaresolo facendo ricorso alla capacità di ragionare e all’autonomia di giudizio.

(La copertina del testo).

 

Questo fa pensare all’importanza che può avere l’insegnamento della quasi logica ai giovani.

Certo, sono loro i più sensibili e i più esposti alle sirene della demagogia. Io faccio l’insegnante di filosofia nei licei da trent’anni, ed è ovvio che questo lavoro nasce anche dalla mia esperienza. Nasce dalla didattica e ha una ricaduta didattica. Si tratta di un viaggio nella ragion pratica, alla scoperta delle sue potenzialità formative, speculative e civiche, ma anche dei pericoli che la minacciano: pregiudizi, errori di valutazione, generalizzazioni arbitrarie, istinti elementari, decisioni immotivate, comportamenti irriflessi, cattiva persuasione. Nel corso di questo viaggio ho interpellato tanta letteratura filosofica, richiamato molte fonti; da una parte ho guardato alla teoria dell’argomentazione, dall’altro alla realtà, alle controversie reali nelle quali tutti possiamo imbatterci, sia come individui, sia come cittadini che prendono parte al discorso pubblico.

A chi pensi che il libro sia rivolto?

Credo che sia uno strumento utile non solo ai filosofi e agli appassionati della disciplina ma a tutti coloro che lavorano con la parola, con i discorsi, e quindi a studenti e insegnanti, ma anche a professionisti della comunicazione e dellerelazioni, aformatori e operatori della conoscenza. Può essere pensato come un supporto per l’insegnamento dell’educazione civica, che a partireda quest’anno costituirà parte integrante del curricolo formativo. Non propone infatti solo una pratica o tecnica della comunicazione, ma una deontologia e soprattutto, per dirla con K.O. Apel, un’etica della comunicazione.  Ci descrive non solo come comunichiamo, ma anche come dovremmo comunicare per comprenderci meglio e delineare orizzonti di senso e di vita condivisi. Per ricostruire, partendo dal basso, dall’agorà della parola, il nostro stare insieme.

Breve scheda biografica: di origini leccesi, Stefano Cazzato insegna da molti anni filosofia nei Licei ed attualmente al Liceo Carducci di Roma. Collabora con giornali e riviste (tra cui Via Po e Rocca) e ha scritto numerosi libri tra cui una trilogia dedicata a Platone: Dialogo con Platone, Una storia platonica e Il racconto del Timeo. Platone e la letteratura.

La quasi logica (Giuliano Ladolfi editore, luglio 2020) è il suo ultimo lavoro.