Sull’Autonomia Differenziata è bagarre in Commissione, quale destino per il Mezzogiorno?

Il Carroccio spinge forte sull'acceleratore, con un'audizione importante di Commissione Affari costituzionali che ha visto numerosi interventi

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Foto: dagospia.com

di Alessio Capone 

Giornata importante quella che si sta per chiudere per il futuro ruolo delle Regioni e delle loro competenze. Prende sempre più corpo il disegno di legge dell’Autonomia Differenziata, a firma del leghista Calderoli. Il Carroccio spinge forte sull’acceleratore, con un’audizione importante di Commissione Affari costituzionali che ha visto numerosi interventi.

Su tutti – probabilmente il più interessato – il presidente del Veneto Luca Zaia che auspica “che la Camera porti velocemente in aula il provvedimento, e dar modo a noi di dimostrare fino in fondo, con la scrittura di quello che sarà il documento dell’intesa, che coinvolgerà ancora il Parlamento, di quale sia la nostra idea di autonomia, un’idea non barricadera, non rivoluzionaria, non un’idea che va contro l’unità nazionale“.

Parole che hanno fatto molto discutere e che hanno trovato la netta opposizione del centrosinistra. L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, oggi tra le fila dell’Alleanza Verdi e Sinistra, ha lanciato l’allarme sulla possibilità che il provvedimento possa arrivare in porto: “L’Anci ha lanciato un pericoloso allarme per il servizio sanitario nazionale del Mezzogiorno. L’autonomia differenziata si abbatterà sulla sanità del Sud, rubando risorse alla Calabria per il 40%, alla Campania per il 38% e alla Puglia per il 37%, entro il 2027. Un disastro che costringerebbe i cittadini del Sud a lasciare la propria casa pur di potersi curare. Un disastro voluto dalla Lega e da Salvini, cui Fratelli d’Italia sta prestando il fianco, che ridurrà il Paese a brandelli e renderà il diritto alla salute un privilegio per pochi“.

Una inedita questione meridionale o la sua nuova versione, mai scomparsa e forse sopita tra le agende politiche che si sono susseguite nel tempo. Il dissenso nei confronti del progetto tanto voluto dalla Lega di Salvini è forte, e sono tanti gli addetti ai lavori a sostenere che potrebbe rappresentare la mazzata finale allo sviluppo del Mezzogiorno.

Il divario tra Nord e Sud si amplificherebbe notevolmente, tanto che si determinerebbero delle differenziazioni salariali tra gli inseganti delle scuole. Sul comparto scolastico si è consumato, nella stessa audizione presso la Commissione Affari costituzionali tra Marco Sarracino responsabile Mezzogiorno del Pd e il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

Secondo un sondaggio condotto da Legacoop-Ipsos, “due italiani su tre ritengono che il divario Nord-Sud sia aumentato negli ultimi anni, oltre la metà che sia destinato a crescere ulteriormente, ma questa percezione si aggrava ulteriormente nei cittadini del Mezzogiorno (rispettivamente 69% e 60%). Viene inoltre ritenuto cruciale investire su sanità (48%), sviluppo delle infrastrutture (47%), strategia di attrazione di investimenti e imprese (45%), sviluppo dell`offerta turistica e ricettiva (43%). Sono le principali evidenze che emergono dal report FragilItalia “Lo sviluppo del Mezzogiorno”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di una rilevazione condotta su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni sul tema”.

Un quadro che vede già lo Stivale tagliato in due. La secessione sognata sin dal primo vagito leghista sembra diventare realtà. Quale futuro per il Mezzogiorno?