Tra costruttori e demagoghi

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Il Presidente Mattarella, nel suo discorso a fine 2020, ha detto che “questo è il tempo dei costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo…Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte.” Quel richiamo forte alle responsabilità dei partiti ha fatto seguito, dopo alcuni mesi, alle parole asciutte ma drammaticamente solenni con cui aveva spiegato al Quirinale, davanti alla stampa, la sua mossa di incaricare Draghi come premier. “Vi sono adesso due strade, fra loro alternative. Dare immediatamente vita a un nuovo governo, adeguato a fronteggiare le gravi emergenze presenti. Ovvero quella di immediate elezioni anticipate. Ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia. Avverto, pertanto, il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica.” La consapevolezza della drammaticità della situazione e delle sue possibili conseguenze sembrò avere la meglio in quei giorni, avvelenati dai giochini di Renzi. Solo FdI e una parte di Leu respinsero l’appello del Capo dello Stato. Meglio non indagare se, a guidare quasi tutti verso la super-maggioranza-Draghi, siano stati un diffuso senso patriottico o, più prosaicamente, i miliardari aiuti Ue. Fatto sta che perfino il Capitone leghista si convinse a varcare il Rubicone europeista, dopo anni di furiose battaglie anti-Ue!. Il pragmatico Giorgetti – oggi titolare del portafoglio ministeriale dello sviluppo economico, fondamentale per la rinascita italiana – prospettò al leader l’inevitabilità di quel passaggio, fortemente auspicato dal sistema industriale del nord-est. A distanza di non molti mesi già emergono tuttavia, nel vasto fronte delle forze politiche, atteggiamenti e comportamenti diversi. Alcuni leader si sforzano di perseguire le ragioni dell’impegno comune, consapevoli che è l’unico modo per superare la crisi (Draghi, Letta, Conte). Altri (Renzi) si fanno portatori di mugugni. Di pretese impossibili (Salvini). Fra di essi poteva mancare il pirotecnico sceriffo campano? Certo che no! Infatti, ha imbastito un’altra delle sue sceneggiate, minacciando di far vaccinare i cittadini non per età, ma per categorie economiche! Sa bene che non può farlo. Però specula da par suo sul malcontento popolare. E crea nuove difficoltà! Insomma, risorgono le cattive abitudini di sempre, che hanno portato alla caduta di diversi governi. E che sembrano avere un certo successo presso il popolo italiano. Tradizionalmente alieno dal sopportare sacrifici prolungati. E sempre pronto a credere ai venditori di fumo. Esemplare il caso della Meloni, dicitrice del nulla, considerato che non ha finora avanzato alcuna seria proposta alternativa a quelle del governo, se non la consuete giaculatorie sulle riaperture comunque. Però la pasionaria destrorsa risulta in ascesa, almeno nei sondaggi, come titolare della comoda rendita dell’opposizione a Draghi. Questo stato di cose rischia di alterare gli equilibri nel centro-destra. E viene perciò osservato con grande preoccupazione dal Capitone leghista. Egli, sempre più incerto nelle sue scelte definitive, cerca di compensarne la mancanza con atteggiamenti cerchiobottisti. Implora inopportune aperture e compie visite ai leader sovranisti europei tipo Orban che, all’occorrenza, non gli ha risparmiato brutte figure. C’è il rischio che il ricorrente trasformismo di Salvini – incapace di assumere una posizione che provochi una possibile erosione dei consensi– possa tramutarsi con il tempo, magari allo scoccare di una occasionale scintilla politica, nella volontà di sfilarsi dall’attuale equilibrio di governo. La tentazione, come è prevedibile, si farà più forte e pressante con la fine del prossimo luglio, con l’inizio dl quel semestre bianco nel quale il Capo dello Stato non potrà più sciogliere le Camere. Sarà il “liberi tutti” per giochi irresponsabili da molti temuti, ma da alcuni sotterraneamente coltivati? Difficile dirlo, ma è certo che la tentazione sarà forte per Salvini !

di Erio Matteo