Al Museo Irpino un caleidoscopio di sguardi che abbraccia l’Europa. Così Avellino diventa laboratorio di arte contemporanea

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E’ uno sguardo che  attraversa l’intera Europa quello consegnato dalla mostra “Caleidoscopio Friburgo”, una collettiva di 22 artisti di differenti nazionalità, a cura di Andrea Del Guercio,  di scena al Carcere di Avellino, organizzata dalla Provincia di Avellino, in collaborazione con Montorocontemporanea, con la direzione organizzativa di Gerardo Fiore.  Un itinerario che consegna linguaggi e tecniche differenti, specchio della varietà dell’universo artistico contemporaneo che riesce ancora a sorprendere lo spettatore e a raccontare il tempo in cui viviamo. In mostra le opere di Susanne Allgaier, Petra Blocksdorf, Celia Brown, Alexandra Centmayer, Jan Douma, Carola Faller-Barris, David Gnandt, Anja Kniebühler, Angelina Kuzmanovic, Alfonso Lipardi, Irina Lozinskaja, Julius Martin-Humpert, Birgit Olzhausen, Jürgen Oschwald, Chris Popovic, Almut Quaas, Ludwig Quaas, Rebecca Speth, Gabriela Stellino, Konrad Wallmeier, Jennifer Weigt, Ulrike Weiss. L’appuntamento, inserito nel circuito AMACI – diciottesima edizione della giornata nazionale del Contemporaneo, è promosso con il patrocinio della Città di Montoro, Console Onorario della Repubblica Federale di Germania a Napoli, Citttà di Friburgo (D), Associazione culturale T66, Friburgo; Associazione culturale ‘Contemporaneamente’. E’  il curatore Andrea B. Del Guercio a sottolineare come “Ad ogni artista ho chiesto di agire sulla dimensione operativa del fare arte. La mostra cerca quindi di ‘raccontare’ almeno una parte di un ampio sistema di residenze creative, sia pubbliche che ovviamente anche private, a cui si aggiungono diverse, per struttura e per concezione, case/studio, ma anche gallerie che diventano luoghi temporanei di produzione dell’arte”. E così si va dalla ricerca di Alfonso Lipardi che  si interroga sulla relazione tra forma e colore a partire dal valore dell’accumulo delle biblioteche dismesse con un ciclo di opere realizzate a partire dai libri che diventano materia d’arte, tra vortici e cerchi contraddistinti da una policromia accesa fino allo studio di Almu Quass dedicato al duomo di Friburgo e in particolare alle guglie traforate del campanile “particolari – si legge nelle note di presentazione delle opere – che diventano attraverso la pittura – monumentali e grazie ad un avvicinamento dello sguardo, soggetti indipendenti”.  Sono gli stessi artisti a raccontarsi in occasione dell’inaugurazione della mostra capace davvero di trasformare Avellino in una capitale della ricerca artistica contemporanea, così l’artista tedesca Angelina Kuzmanovic si sofferma  sui suoi “Sedimenti” nati da strati di resina giustapposti a cenere e gusci d’uovo “per raccontare la ciclicità della vita in cui alla morte segue sempre una rinascita così come al bianco segue il nero. A partire da un tappeto bianco, costruito e articolato tra numerosi frammenti, la vita sembra continuare a esistere, grazie all’energia della materia. Una contrapposizione di strati e colori che richiama anche la dialettica tra il contenitore prezioso di vita e il guscio, ridotto ormai ad oggetto di scarto”. Anja Kniebuhler  si cimenta, invece, con l’atto di forare la carta che acquisisce una dignità espressiva autonoma e richiama la sacralità del gesto degli amanuensi o la ripetizione instancabile del ricamo. Jan Douma consegna un interessante dialogo tra il legno e la pietra, il monolite di granito e il legno di rovere, la pigmentazione naturale dei grigi e la patinatura bruciata del legno, la stabilità della pietra e la libertà dell’albero. Un itinerario che abbraccia anche la verticalità cromatica di Celia Brown con colonne di colore, ora fortemente simboliche, ora lineari che richiamano il concetto stesso di decorazione e un patrimonio visivo dagli estesi confini geografici, dal vecchio continente all’Oriente, fino alle mappe geografiche di Chris Popovic in cui l’artista porta avanti un percorso di esasperazione del reale e individua segni, realtà e tracce sconosciute che si intersecano fornendo nuove prospettive al pensiero. Ulrike Weiss gioca con la dissolvenza attraverso una fotografia che richiama il mondo femminile  e il suo quotidiano mentre Konrad Wallmeier consegna un’installazione che si interroga sul concetto di tempo attraverso cronometri inarrestabili che campeggiano su uno schermo, evocando l’idea della bomba che sta per esplodere ma anche l’inafferrabilità del tempo. A prendere parte all’inaugurazione la rappresentante del console onorario della Repubblica federale di Germania a Napoli, il sindaco di Montoro Girolamo Giaquinto, Gabriella Sementa, presidente associazione italo-tedesca Avellino, il direttore artistico Andrea del Guercio e Gerardo Fiore di Montoro Contemporanea, impegnata a potare sul territorio i più vivi fermenti dell’arte contemporanea