Una sola umanità

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Nell’attuale momento di rilevante turbamento del clima geopolitico europeo e internazionale si avverte, in maniera sempre più preoccupante la sensazione che i governi occidentali non hanno interesse ad ascoltare la voce delle loro comunità. Sembra, al contrario, che sono protesi ad alimentare progressivamente l’inquietudine che scaturisce dall’incertezza sul futuro. L’aggressione russa all’Ucraina è stata la molla che ha fatto scattare questa sindrome sociale e la consapevolezza del fallimento della diplomazia per un dialogo necessario aumenta, di giorno in giorno, nel quadro di una guerra che rischia di durare a lungo e di naufragare in una exalation mortale per l’umanità intera. Il dibattito politico e culturale, sempre più corposo e acceso, sulla inquietante vicenda bellica nel cuore dell’Europa, ha certamente rafforzato il pensiero di Zigmunt Bauman, di straordinaria attualità: «Anziché voltarti dall’altra parte davanti alla realtà delle sfide di oggi che si condensano, nel concetto “un solo pianeta, una sola umanità”. Anziché lavarsi le mani e alzare barriere contro le irritanti differenze e dissomiglianze e le estraneazioni autoimposte dobbiamo andare in cerca di occasioni di incontro ravvicinato e di contatto sempre più approfondito, sperando di arrivare a una fusione feconda di orizzonti anziché a una loro fusione indotta e artefatta, ma sempre più esasperata». La straordinaria attualità di questo notissimo e influente intellettuale del novecento – nonostante la sua formazione marxista e il suo grande interesse delle questioni relative alla stratificazione sociale e al movimento dei lavoratori – costituisce, a mio modestissimo parere, la sintesi di una analisi e di una prospettiva molto vicina alla realtà geopolitica attuale. La fusione indotta ed esasperata di orizzonti diversi sembra preludere ad una fusione “indotta e artefatta, ma sempre esasperata”, che l’auspicata conclusione di una guerra assurda, avrà come risultato imposto da interessi politici, economici e di potere tra i detentori globali del potere, sempre più malati di delirio di onnipotenza. Accordi possibili di potere che probabilmente dimenticheranno l’enorme questione delle migrazioni le cui proporzioni certamente comportano aiuti e “ricostruzioni” che le buone e attuali forze del volontariato non potranno sopportare. Gli spostamenti di popolo non sono certo una novità dell’era contemporanea, ma non è pensabile che la loro pressione sarà capace di imporsi all’attenzione pubblica per creare le condizioni necessarie per un ritorno, sofferto ed avvertito, nella terra d’origine: attualmente si presenta come una esigenza straordinaria degli ucraini, fuggiti dalla loro terra insanguinata, per ritornare a casa. E Bauman ci mette in guardia consegnandoci un messaggio di consapevolezza che ci indica la conoscenza e l’aiuto all’altro, come via maestra e l’unica alternativa per una convivenza umana e pacifica. L’altro messaggio forte da raccogliere è quello gridato dal popolo dei lavoratori, ad Assisi – Terra di Francesco – “Al lavoro per la pace”.

di Gerardo Salvatore