Un’area solidale democratica

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Le opinioni contrastanti sul prossimo congresso provinciale del Pd Irpino sembrano perpetuare la maledizione che ha contrassegnato le vicende, tutte interne, dello stesso partito. Maledizione, forse è il termine più appropriato, perché le tante assurdità consumate a danno di una presenza politica opaca e contraddittoria non hanno nessun sapore di dialettica politica o prassi programmatica, con personaggi deleteriamente impegnati solo ad un cannibalismo anacronistico e suicida, all’interno di una provincia, già laboratorio significativo di una classe politica di rilievo nazionale. Sono a tutti note le vicende interne e la disaggregazione di un consenso di tutto rispetto, funzionale solo ad interessi personali di sedicenti dirigenti che hanno costruito le loro squallide fortune solo grazie alla mancanza del necessario discernimento dell’elettorato irpino. Ma nell’orizzonte politico attuale credo che sia necessario guardare avanti con un pizzico di speranza verso l’appuntamento congressuale provinciale del Pd, convinti che il nuovo quadro dirigente non può essere peggiore di quello precedente. Credo che lo sforzo fondamentale da mettere in campo è quello di coinvolgere le migliori energie culturali e sociali che, da molto tempo, si sono ritirate, disgustate ed indignate, lasciando l’agire politico in mano ai tanti mediocri, nullapensanti e nullafacenti, che hanno occupato lo spazio della politica, più esattamente lo spazio senza agone e senza confronto. Auspico, quindi, insieme a tanti amici, consapevoli dell’importanza di una nuova politica, di aprire un areopago del nostro tempo, in grado di leggere le istanze emergenti del nostro tessuto sociale e di suscitare consenso, a livello popolare, che abbia una positiva ricaduta politica, amministrativa e legislativa. Si tratta di costruire pazientemente un’area solidale democratica, come spazio aperto capace di promuovere il confronto tra le diverse sensibilità politiche e culturali, alla ricerca di soluzioni condivise ed efficaci per affrontare i problemi della gente, sempre più lontana dalla politica in un clima di crescente indignazione sociale. Parallelamente è necessario promuovere la responsabile partecipazione ed emersione di uomini nuovi, capaci di tradurre i valori condivisi in progetto politico. Vorrei sottolineare l’importanza di valori condivisi che riguardano la persona, la famiglia, il lavoro, la scuola, la democrazia e, non ultima, la pace che in questi giorni sembra non del tutto garantita. Nel caso specifico del Pd, da troppo tempo, la sua grammatica politica sembra aver dimenticato i suoi postulati costitutivi, fagocitati da un linguaggio “politichese” forse incompreso finanche dagli stessi addetti ai lavori. È auspicabile, frattanto, che questa nuova area promossa dal Pd possa consentire il ritorno di tanti cattolici e laici in libera uscita per riscoprire la propria identità culturale e religiosa, in un clima senza veti o gabbie dogmatiche, per costruire davvero il bene comune e la pace.

di Gerardo Salvatore