Verdone si racconta a Giffoni, dalla serie “Vita da Carlo” a Hollywood: sacrosanto lo sciopero degli attori. Così si uccide l’arte

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Non ha dubbi Carlo Verdone, ospite al Giffoni Film Festival “E’ sacrosanto lo sciopero degli attori e autori americani, “algoritmi e intelligenza artificiale uccidono l’arte e gli autori”. Si racconta ai giovani e confessa il suo sogno dell’età matura: “Realizzare un film completamente diverso da tutto ciò che ho fatto finora, anche rischiando di avere poco successo”. A Giffoni Verdone presenta, con i coprotagonisti Sangiovanni e Ludovica Martino, la seconda stagione della serie Vita da Carlo, in esclusiva dal 15 settembre su Paramount+. “Rappresentare me stesso in Vita da Carlo probabilmente è stato un atto di coraggio, ma poi perché devo nascondere le mie fragilità? Non ho nulla di cui di cui vergognarmi, sono ansioso, sono debole… se fa ridere sono anche disposto a vendere queste mie defaillances”, sorride il regista. “Almeno è un modo per essere vero. Più passa il tempo più cerco di essere me stesso, si diventa ridicoli se insisti con i personaggi di una volta”. I giovani di Giffoni tributano una caldissima accoglienza a Verdone, e apprezzano la sua attenzione alle nuove leve del cinema: nella seconda stagione di Vita da Carlo accanto ai ritorni dei big, da Max Tortora a Monica Guerritore, ci sono come coprotagonisti l’emergente Ludovica Martino e addirittura un cantante, Sangiovanni, alla sua prima esperienza su un set.

Nella serie Verdone è prese con il suo primo film d’autore: il produttore, preoccupato perché nella sceneggiatura “nun se ride”, gli impone un volto da milioni di followers come Sangiovanni per interpretare il ruolo dello stesso Carlo da giovane. “Mi tocca abbozzare – spiega Verdone – tra mille dubbi, ma andando avanti mi accorgo delle sue enormi qualità. Lui arricchisce il ruolo con il suo spirito, e mi da’ grandissime soddisfazioni. Fino al colpo di scena finale”. Anche nella realtà il giudizio sul Sangio debuttante è positivo: “Ha fatto molto bene, avrà un futuro anche come attore. Se la serie è venuta bene – riconosce il regista – il merito è anche suo e di Ludovica”. Sangiovanni, idolo della musica giovane, si dice “onorato” per una esperienza che è stata “molto divertente. Mi sono sentito vicino alle emozioni del suo personaggio, è stato bello interpretarlo. Strano, sì, ma non troppo”.

Anche Ludovica Martino parla di “sogno realizzato. Non avrei mai pensato di poter essere scelta da Carlo. Lui porta fortuna a tutte le attrici con cui lavora, spero sia così anche per me”. Nella serie molte guest star a sorpresa, da Maria De Filippi a Zlatan Ibrahimovic: “Averli chiamati non è una furbata, ci sono perché servivano nella storia”, precisa Verdone. Nel dialogo con il pubblico non possono mancare i racconti dal set. Sangiovanni ricorda il giorno in cui Verdone dimentica le battute e “manda tutti a quel paese”, Carlo replica con la volta in cui gli ha fatto credere di dover ripetere tre settimane di riprese “perché ho finto di voler cacciare Ludovica e sostituirla con un’altra attrice”.

L’aneddoto finale di Verdone: “Un giorno giriamo in un’area verde con animali liberi, e devo allontanarmi per fare pipì. Mentre sono vicino a un albero vedo arrivare cinque mucche e poi anche un toro: scappo come un pazzo con i pantaloni calati”. Infine una giurata chiede a Verdone cosa pensi dello sciopero degli attori americani. “E’ sacrosanto. Gli algoritmi pretendono addirittura di definire il finale di un’opera, è una paraculata per agganciare i gusti della massa. Ma se nel nostro lavoro devono intervenire algoritmi e intelligenza artificiale è la fine del cinema, delle serie, di tutto”.

Spiega come “Dobbiamo avere cura dei giovani, delle loro aspettative. Do loro la mia esperienza, loro mi danno la loro energia”