Virus dell’influenza a volte anche letale, il vaccino resta necessario. I dati EuroMomo

0
1363

Da settembre sono stati segnalati 140 casi gravi di influenza confermata.
Di questi l’81% presentava almeno una condizione predisponente a sviluppare
complicazioni in caso di infezione influenzale.

*Due casi su tre, dai campioni prelevati da persone che i loro medici
curanti ritenevano malati di influenza, si sono rivelati negativi per virus
influenzale** . *

*INFLUENZA E MORTALITA’: I DATI – *Secondo gli ultimi dati forniti dall’
*EuroMoMo*, sistema europeo per il monitoraggio della mortalità, nelle
ultime settimane si è notato un incremento della mortalità dovuta a un
incremento dei decessi negli ultra 65enni, soprattutto in Italia, Spagna,
Portogallo e Scozia. Una delle cause principali, anche, quest’anno, sono
stati gli effetti dell’influenza: lo sottolineano gli specialisti
della *Società
Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT*.

*GLI EFFETTI DELLA MANCATA VACCINAZIONE **- *Da settembre sono stati
segnalati *140 casi gravi di influenza confermata (età media 61 anni) e 30
decessi.* Dei 140 casi gravi, tutti ricoverati in terapia intensiva, l’81%
presentava almeno una condizione predisponente a sviluppare complicazioni
in caso di infezione influenzale. I casi gravi individuati sono
probabilmente solo la punta dell’iceberg.

“*Molto di tutto questo *- prosegue il *Prof. Massimo Galli – * *si sarebbe
potuto evitare con una migliore copertura vaccinale, che resta molto
lontana da quel 75% che rappresenta l’obiettivo minimo fissato**
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità** negli ultra sessantacinquenni.
In 68 (48,6%) di questi casi gravi il virus implicato era un A/H1N1pdm09,
in 3 (2,1%) un A/H3N2, in 13 (9,3%) un virus A/non sottotipizzato e in 56
(40,0%) un virus B”. *- sottolinea il *Prof. Massimo Galli – Presidente
della SIMIT* – E questo pone l’indice sulle peculiarità e sulle ‘relative
sorprese’di questa stagione influenzale. Molto H1N1 e molto B. Molto H1N1,
il cui nuovo ceppo A/Michigan/45/2015 ha trovato molte persone non
vaccinate, soprattutto bambini e giovani, del tutto suscettibili ad
infettarsi. E molto virus influenzale B, che si è rivelato meno innocuo di
quanto il venga spesso considerato.

*IL CONFRONTO TRA LE DUE ULTIME STAGIONI INFLUENZALI **- *Il confronto tra
le due ultime stagioni influenzali è per molti aspetti sorprendente.* “Alla
metà di gennaio del **2017,** la sorveglianza virologica di Influnet
riportava che, **su 4.411 campioni clinici raccolti in pazienti che
presentavano una sindrome influenzale, 1555 (35%) risultavano positivi per
un virus dell’influenza* – dichiara il Prof. Galli – *Di questi, 1543 erano
virus A, e **ben 1333 erano H3N2**. Gli H1N1 accertati erano solo 18, **i B
solo 12**. Alla stessa data del **2018**, i dati stagionali della
sorveglianza ci dicono che i campioni positivi erano 1.725 su 5.152 (33%) e
di questi **solo 48 per H3N2**, contro 535 per H1N1 e **ben 1097 per virus
influenzali B**.*

*Dal punto di vista della circolazione dei ceppi implicati, quindi, **una
situazione del tutto opposta rispetto all’anno precedente. **I dati europei
ci dicono che il 96% dei virus influenzali B isolati appartiene al ceppo
B/Yamagata, solo il 4% invece al B/Victoria. Nel vaccino trivalente,
ampliamente utilizzato quest’anno in Italia e formulato secondo le prime
indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il ceppo B/Yamagata
non è contemplato e questo, come è stato suggerito da Giovanni Rezza,
dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega probabilmente molto di quanto è
accaduto”.*

*COME VIENE SCELTA LA COMPOSIZIONE DEL VACCINO INFLUENZALE – *Le scelte sui
ceppi contro i quali basare una campagna vaccinale si fondano soprattutto
su quanto è circolato negli anni precedenti ed in particolare nell’opposto
emisfero. In altre parole, i ceppi che hanno circolato in Australia o in
Argentina durante l’estate, da giugno a settembre, saranno quelli più
probabilmente implicati nel causare l’influenza l’inverno successivo nel
nostro emisfero. Ma purtroppo non sempre è così.

“*Nel 2014-15 ci si attendeva il ceppo H3N3 A/Texas/50/2012 – *chiosa il
Presidente della SIMIT -* ma finirono per circolare molto di più altri
ceppi, in particolare l’H3N2 A/Switzerland/9715293/2013, il che ha molto
ridotto la copertura offerta dai vaccini già preparati e messi in
commercio. In Italia, del resto, proprio quell’anno si toccò il minimo
storico di vaccinati, probabilmente a seguito della diffusione di notizie
rivelatesi prive di ogni fondamento sulla implicazione del vaccino nel
decesso di alcuni anziani. La diffusione dei ceppi virali presenta inoltre
importanti variazioni geografiche. Quest’anno nell’emisfero settentrionale
hanno largamente prevalso, tra i virus dell’influenza A, i ceppi H3N2, che
però in Italia, fino ad ora, quasi non si sono visti. Tutto questo,
comunque, non può mettere in discussione l’importanza di vaccinarsi, specie
per gli anziani e i portatori di malattie croniche”.*

*COSA IL VACCINO NON PUÒ COPRIRE – *Un’ultima considerazione: *due casi su
tre, dai campioni prelevati da persone che i loro medici curanti ritenevano
malati di influenza, si sono rivelati negativi per virus influenzale*.
Niente di inatteso: molte delle sindromi influenzali che ogni anno si
osservano sono causate da virus non influenzali e questo è accaduto anche
in anni, come il 2016-17, in cui il vaccino ‘copriva’ completamente
rispetto ai virus dell’influenza poi circolati. La vaccinazione anti
influenzale è intesa come protezione contro i più pericolosi tra i virus
respiratori, e non le si può imputare di non proteggere dagli altri virus,
come auto giustificazione per non vaccinarsi.