L’edificio narrante della Dogana, il Gruppo archeologico chiama al confronto

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E’ dedicato a L’edificio narrante della Dogana il convegno in programma il 17 maggio, alle 16, al Circolo della stampa, promosso dal gruppo archeologico Johannowsky. Gerardo Troncone relazionerà su “La Dogana, capolavoro di Fanzago nell’Avellino dei Caracciolo”, Giuseppe D’Amore su “Storie che appartengono allo stesso luogo ma non allo stesso tempo”, Mario Spagnuolo parlerà della “Storia della Dogana di Avellino nelle immagini”, Maria Ronca si confronterà su “Culture e impegno civile”.

Tronconce si soffermerà sull’apparato statuario che adornava la facciata della Dogana di Avellino, oggi custodito nei locali del Ministero dei Beni Culturali ad Atripalda, illustrando l’altissimo valore dei capolavori dell’Arte Greca e di cosa rappresenta la Dogana nel Passato e nel Futuro della Città. Da tempo Troncone sottolinea come la Venere di Avellino (o dei Caracciolo, come sarebbe giusto e doveroso chiamarla) ha un valore storico-artistico non inferiore neppure alla famosissima e celebratissima Venere di Milo. “E’ innegabile – spiega – la totale aderenza della “nostra” Venere al modelli della Venere Callipige, come interpetrato in particolare dalla Venere Landolina. La Dogana è definita nell’epigrafe sulla facciata “l’arce di Cerere”, la dea protettrice dell’agricoltura e di tutti i frutti della terra. Esaminando le statue dei due giovani posti ai lati e a guardia della porta d’ingresso, la loro posizione di guardiani ai lati dell’accesso principale sembra in qualche modo un esplicito richiamo ai misteri eleusini, grandiose feste in onore di Demetra-Cerere che si svolgevano ogni anno ad Eleusi all’inizio di ottobre (Grandi Misteri), anticipate da quelle che si svolgevano a Primavera (Piccoli Misteri), e ne rievocavano il mito articolandosi in una lunga processione che partiva da Atene, seguita da gare ginniche e sacrifici, per concludersi con una parte rituale-iniziatica dai contenuti ancor oggi poco noti, che assicurava agli iniziati una vita beata nell’Aldilà. Oggi – è il messaggio che arriva dalla Dogana – un discendente di Marino (Francesco Marino I) ha eretto un tempio a Cerere, dea del grano, affinché dopo la peste non venga mai la fame a colpire i concittadini, e nell’auspicio che la città rinasca dopo la morte.”