Aiello, segregata in casa: condannati i genitori della vittima

Il magistrato emetteva la condanna di anni 14 per Guarriello Maria e di anni 12 per D'Amore Giuseppe.

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Segregata in casa con le catene, emessa la condanna per i due  genitori carcerieri. Il difensore dei due imputati, l’avvocato Francesco Buonaiuto, ha chiesto e ottenuto che i suoi assistiti venissero giudicati con il rito speciale. Nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, dinanzi al GUP, dott.ssa Francesca Spella, ha avuto luogo il rito abbreviato nei confronti di Guarriello Maria e D’Amore Giuseppe, accusati di maltrattamenti nei confronti della figlia lesioni personali aggravate” e “sequestro di persona”, commessi nei confronti della propria figlia convivente, 21enne. La richiesta da parte del Pubblico Ministero  Paola Galdo è stata di anni 16 di reclusione per la madre della vittima e, ancora, di anni 14 per il padre. Il magistrato, alla fine, emetteva la condanna di anni 14 per Guarriello Maria e di anni 12 per D’Amore Giuseppe.Assolti per istigazione al suicidio con la formula “non costituisce reato”. La madre, fu sottoposta alla misura cautelare in carcere, dove è tutt’ora rinchiusa, mentre per il padre scattò il divieto di avvicinamento alla casa famiglia e alle persone offese. La coppia è accusata di aver messo in pratica maltrattamenti reiterati per anni nei confronti della 21enne M.D.A. La ragazza, rinchiusa praticamente dal 2018, quando aveva tentato la fuga era stata ritrovata e rinchiusa dalla madre, senza che nessuno dei familiari si potesse opporre. Minacce al padre e agli altri fratelli di cacciarli di casa. Un racconto dell’orrore quello raccolto nelle quattordici pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Marcello Rotondi, che aveva disposto l’arresto nei confronti della mamma-carceriera della ventunenne, che era diventata la sua aguzzina. Prima costretta a fare da serva in casa, senza potersi lavare, poi dalla maggiore età le catene. La sua unica colpa, almeno dalle dichiarazioni della stessa vittima e della sorella era quella di portare il nome dell’odiata nonna paterna. Stando agli accertamenti dei carabinieri, la ragazza era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell’edificio o al proprio letto. Fu la sorella della vittima a non poterne più, e a denunciare il caso. Le indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Solofra con il supporto di personale specializzato del Comando Provinciale, hanno permesso di ricostruire, una storia di vessazioni e maltrattamenti fisici messi in atto da anni dalla 47enne nei confronti della figlia. Legata al letto con due catene strette alle caviglie e ai polsi, chiusa all’interno della camera al buio per tutto il giorno senza la possibilità di consumare i pasti insieme agli altri familiari e quando ciò avveniva, consentendoglielo solo e sempre in piedi, mangiando una sola volta al giorno a cena, quello che avanzava dal pranzo degli altri.  Ma il quadro delle sevizie per la 21enne non era finito qui.  La 21enne sarebbe stata vittima di tentata violenza sessuale da parte dei due fratelli: il 21enne è stato tratto in arresto  l’altro, minorenne, è indagato a piede libero. iIl ventunenne è stato arrestato il 24 dicembre scorso e trasferito presso il carcere di Bellizzi Irpino dove durante l’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere. La vittima delle violenze, insieme alla sorella minore, si trovano tuttora in una località protetta mentre gli altri figli minori della coppia sono stati affidati ad una casa famiglia.