Airoma: chi non rispetta l’ambiente non rispetta l’uomo, ogni scempio ha conseguenze devastanti. Di Donna: esistono tante Terre dei fuochi. Oggi sono tutte ecomafie

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“L’attacco all’ambiente è sempre il primo passo di un’aggressione agli uomini”. Lo sottolinea il procuratore di Avellino Domenico Airoma, nel corso del confronto promosso dalla diocesi di Avellino e dall’Azione Cattolica – moderato da Pierluigi Melillo – sul tema “Artigiani di comunità” al Polo giovani. Fa riferimento agli ultimi episodi di cronaca relativi all’agrumeto devastato a Lauro e chiarisce come “E’ preoccupante un episodio come questo, così come la vicenda di qualsiasi imprenditore che smaltisce rifiuti in maniera illecita. Chi non rispetta l’ambiente non ha rispetto per l’uomo, distrugge la casa in cui vive, è un ladro di futuro. E’ una fortuna che oggi i reati ambientali siano, finalmente, considerati nella loro gravità. Se è vero che non vediamo il sangue, è anche vero che le conseguenze di un delitto ambientale sono devastanti, ci vorranno decenni e decenni per bonificare un territorio. Ecco perchè abbiamo definito un protocollo con l’Istituto Superiore della Sanità per tutelare la provincia. L’Irpinia è una terra bellissima, ma alcune sue aree hanno subito un vero oltraggio”. Si sofferma sul concetto di ecologia integrale, ricordando che anche l’uomo ha una sua ecologia e deve essere rispettato “Nel discorso rivolto dal Pontefice ai diplomatici, il Papa ha fatto un passaggio sulla maternità surrogata presentata troppo spesso come conquista di civiltà ma in realtà contraria all’umanità.  Dobbiamo conprendere che non ogni desiderio è legittimo, l’uomo deve avere il senso del limite, non può immaginare di trasformare tutti i suoi desideri in diritti”.

Quindi lancia un invito ad uscire dal conformismo dialagante “L’artigiano è colui che realizza un oggetto che non è seriale, ci mette fantasia e creatività. Viviamo in un contesto in cui occorre creatività per chi vuole interessarsi della comunità. E’ necessario superare vecchi schemi”. Chiede di “interrogarsi sui veri diritti di cui abbiamo bisogno, quando ci sono giovani che vogliono interessarsi alla casa comune è auspicabile uno scatto di anticonformismo, che le nuove generazioni escano dalle logiche dei maitre a penser dominanti”

Spiega come “a prevalere è una dimensione individualistica, si spiega così anche l’emergenza legata agli abusi sulle donne, la relazione viene concepita tra un soggetto e un oggetto e non tra due persone, tutto ruota intorno a ciò che è mio. Non c’è comunità ma ciò che soddisfa il mio desiderio. Quando parliamo di artigiani di comunità, facciamo, invece, riferimento a guide che con uno sforzo di creatività possono ricostruire una comunità, un luogo in cui siamo capaci di riconoscere l’altro come persona, nella prospettiva del bene comune. E’ un concetto che riguarda la società, dagli amministratori al sistema giudiziario e la politica. Di qui la centralità della formazione”. Non ha dubbi Airoma “Il mondo  attende una scossa, è necessario oggi essere coraggiosi e rivoluzionari per trasformare il mondo da selvatico in umano, chiamando, finalmente, le cose con il loro nome”

Il vescovo di Acerra Antonio Di Donna , presidente della Conferenza Episcopale Campana, contesta il luogo comune di un’unica terra dei fuochi “di terre martoriate ce ne sono tante, al centro, al Nord e al Sud. Esistono tante terre dei fuochi. E’ chiaro che anche il tema dell’inquinamento ambientale è centrale in una riflessione sul concetto di comunità”.

Chiarisce come “E’ evidente il nesso tra danno ambientale e criminalità. Oggi le mafie sono tutte ecomafie, hanno a che fare con l’inquinamento ambientale, il vero business delle organizzazioni malavitose è legato alla gestione dei rifiuti, da cui deriva il dramma delle nostre terre. La vostra Irpinia è apparentemente meno toccata da questa emergenza ma pure voi avete le vostre rogne ambientali. Non è un caso che Papa Francesco abbia dedicato due encicliche al tema della difesa della casa comune”. E ribadisce come “I rapporti periodici ci ricordano come le mafie sono oggi rappresentate dai colletti bianchi, è sempre più raro che la mafia spari o uccida. Le organizzazioni hanno rapporti con la grande finanza, fanno affari con le lobby internazionali. I figli dei mafiosi studiano finanza nelle grandi università. Hanno notevoli conoscenza in ambito economico-finanziario che mettono al servizio delle attività criminali”

Spiega come “viviamo in un tempo in cui il noi è più importante dell’io, assistiamo ad un’enfasi dell’individualismo, da cui derivano conseguenze negative”. Spiega come la “ricostruzione della comunità può avvenire solo dal rimettere al centro le relazioni, quelle vere, non quelle virtuali. La pandemia ci ha fatto capire che le relazioni sono importanti, dobbiamo ripartire da un rapporto equilibrato tra io e noi. Nasciamo come monadi ma il nostro obiettivo è essere fratelli”.

Ribadisce come “i giovani sono abbagliati da un finto noi, che è quello delle comunicazioni, dei social dove è importante stare ma in maniera corretta. Immagino che anche San Francesco avrebbe usato i social e l’intelligenza artificiale ma dobbiamo essere consapevoli di cosa rappresentano. E’ evidente che offrono l’illusione di poter costruire relazioni che non possono essere autentiche. Possono offrire l’occasione per riscoprire il noi ma il rischio è anche quello di un’ipertrofia dell’io, di un’assoluta autoreferenzialità”. Ed esorta la Chiesa e i cristiani a non avere paura di “essere minoranza poichè solo dalle piccole comunità ecclesiali possono partire le vere innovazioni”

E’ quindi il vescovo Arturo Aiello a spiegare come “Solo se le comunitò e le istituzioni agiscono in rete possiamo migliorare la società in cui viviamo, mentre ciascuno di noi nel suo piccolo ha una voce flebile”. Ribadisce che la povertà è un disagio “innanzitutto nostro, di tutta la comunità, il disagio psicologico è spesso punta dell’iceberg di un malessere nascosto che caratterizza anche vite apparentemente normali. Ecco perchè c’è bisogno di attenzione da parte di tutti a queste fragilità”. Spiega come può essere migliorata la rete dell’assistenza alle fasce sociali più disagiate ma c’è bisogno di una volontà”. A ribadire l’impegno dell’Azione Cattolica la presidente Maria Grazia Acerra che sottolinea la necessità di offrire il proprio contributo per rinsaldare il tessuto sociale, perchè ciascuno è chiamato a fare la sua parte.