Al via la raccolta del grano in Italia, ma i numeri sono in calo

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La raccolta del grano in Italia è cominciata con cali della produzione fino al 20%. A colpire i campi pronti alla trebbiatura in particolare sono stati, secondo Coldiretti, i cambiamenti climatici che hanno provocato dapprima uno slittamento delle semine a gennaio a causa delle eccessive piogge e in seguito l’arrivo di siccità e caldo che stanno incidendo sulla quantità del frumento raccolto, che scenderà sotto i 6,7 miliardi di chili registrati nel 2019. Una situazione non semplice per l’agricoltura italiana, che si trova ad affrontare la complicata sfida del rilancio in un anno che sta presentando ostacoli in tutti i settori dell’economia.

 

Le sfide per il grano duro italiano

I cali più pesanti nella raccolta di grano duro stanno interessando la Puglia, che con oltre 360mila ettari di grano raccolto è la regione con la maggior produzione in Italia, seguita da Sicilia ed Emilia-Romagna; stime al ribasso che stanno facendo impennare le quotazioni del grano duro, che a Foggia registrano un +42% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. D’altra parte, però, c’è una crescente richiesta di prodotti 100% Made in Italy da parte dei consumatori italiani, che stanno cercando di sostenere l’economia e il lavoro del territorio nazionale. Le industrie di trasformazione stanno dunque adeguando gli approvvigionamenti e le proprie linee di produzione per rispondere a questa domanda. Un segnale importante in questo senso viene dai marchi che assicurano la produzione di pasta con grano italiano, come sta facendo La Molisana: un traguardo possibile dopo anni di ricerca e al termine di un percorso virtuoso di agricoltura sostenibile che valorizza le colture locali con parametri qualitativi e tecnologici molto alti. Ciò non significa, tuttavia, che non ci siano difficoltà legate in particolar modo alla filiera di produzione e distribuzione sull’intero territorio nazionale.

 

La crisi della filiera produttiva

In pieno periodo di lockdown la pasta è stato uno degli alimenti più acquistati negli scaffali dei supermercati, con la filiera del grano duro che si è trovata improvvisamente a dover affrontare un picco anomalo della domanda in un periodo in cui i trasporti erano difficoltosi, i costi aumentavano e le scorte di materia prima diminuivano. Secondo un’indagine di Areté, mentre sul versante ristorazione la domanda si è praticamente azzerata, le vendite di pasta attraverso la grande distribuzione sono aumentate del 24% tra marzo e aprile, con cali repentini però una volta che le dispense di tutta Italia si sono riempite. Si è dunque deciso di incrementare la produzione di semola, con pastifici che hanno superato il 100% della capacità produttiva, ma sono lievitati anche i costi per le imprese a causa delle misure di prevenzione anti Covid-19, una situazione che ha fatto assottigliare i margini di guadagno delle aziende. Se a questo si somma lo scarso ottimismo per la prossima raccolta di grano, è evidente che la situazione della filiera italiana attualmente non sia delle più rosee.