Avellino, avvocati e magistrati a confronto sulla riforma Cartabia : “Nel processo penale una nuova regola di giudizio per l’archiviazione”

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Formula di giudizio e ragionale previsione di condanna, i temi dell’incontro promosso dal consiglio dell’ordine degli avvocati di Avellino e svoltosi oggi nell’aula magna del tribunale   irpino. All’evento moderato  dal professore Adolfo Scalpati hanno preso parte il presidente del tribunale Vincenzo Beatrice,   il sostituto procuratore  Luigi Iglio,  il Gip partenopeo Marcello De Chiara,  il giudice Vincenza Cozzino, il presidente della I sezione della Corte Di Cassazione Giacomo Rocchi , Ii professore di diritto processuale penale Paolo Ferrua.A rappresentare l’ordine provinciale degli avvocati  il penalista Raffaele Tecce.

Al centro del confronto tra gli illustri esponenti del mondo giuridico una  delle innovazioni apportate al sistema processuale dalla“Riforma Cartabia ed oggetto di maggiore dibattito tra gli “addetti ai lavori” è  cioè la  sostituzione del criterio destinato a regolare i presupposti dell’archiviazione della notizia di reato e dell’adozione della sentenza di non luogo a procedere.

Come noto, l’originaria formulazione dell’art. 425 c.p.p. imponeva al G.U.P. di dichiarare il non luogo a procedere nei confronti dell’imputato se, tra le altre cose, risultava “evidente che il fatto non sussiste o l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato”. Tale regola si differenziava da quella indicata dall’art. 125 disp. att. c.p.p., applicabile alle richieste d’archiviazione del Pubblico che presupponeva invece: “l’infondatezza della notizia di reato perché gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio”.

 

E’ il presidente Beatrice a sottolineare la volontà di analizzare la formula della ragionevole previsione di condanna, mettendo a confronto punti di vista differenti, quello del pubblico ministero, quello del giudice per le indagini preliminari e del giudice dell’udienza dibattimentale, fino alla suprema corte “Si tratta di capire se è cambiata la natura giuridica della sentenza di non luogo a procedere, se è diventata provvedimento di merito con tutte le conseguenze possibili in ordine alla presunzione di non colpevolezza, se è possibile declinare questa formula come ragionevole previsione di probabile condanna. Una riforma che appare un argine allo strapotere del pubblico ministero e al tempo stesso un giudizio prognostico al limite della possibilitò, poichè chiede di tenere conto degli elementi fino ad allora acquisiti, quasi sempre diversi dagli elementi che il giudice del dibattimento avrà di fronte. Sappiamo bene che un elemento acquisito nell’udienza preliminare può avere un’evoluzione diversa nel processo”

 

L’avvocato Tecce  ha aperto  profonde riflessioni  rispetto ad  alcuni aspetti  centrali della riforma Cartabia. “ I miei dubbi sono due. il primo è se  la ragionevole presunzione di condanna è una formula di giudizio o una regola di giudizio. Eppoi capire se rispetto a questa modifica normativa è cambiata la natura giuridica della sentenza di non non luogo a procedere. E nello specifico e cioè se la sentenza  di non luogo al pocedere da natura processuale è diventato un  provvedimento di merito con tutte le possibili conseguenze  in ordine alla presunzione di non colpevolezza. Ed è interessante anche il rapporto tra ragionale previsione di condanna e il principio cardine  del ragionevole dubbio. Il giudice dell’udienza  e  il giudice dell’udienza predibattimentale hanno un compito complicato. Addirittura  anzi questa riforma può essere considerato  un argine  allo  strapotere del pm che  a volte si inventa imputazioni azzardate e lo dico in via provocatorioa E’sembra quasi una difesa contro  le imputazioni formulate dal pubbloco ministero”.

Infine il pm Luigi Iglio  si è soffermato  su due fondamentali snodi del procedimento penale: lo standard per la richiesta di archiviazione (art. 408 c.p.p.) e il criterio per l’emissione della sentenza di non luogo a procedere (art. 425 c.p.p.), che hanno introdotto in  entrambi i casi, una nuova “regola di giudizio”.