Carlotta Cerri: partire da noi stessi per educare i nostri figli, una genitorialità diversa è possibile

"I nostri figli scelgano ogni giorno chi e cosa vogliono essere"

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“Partire da noi stessi per diventare dei genitori migliori”. E’ l’invito che lancia Carlotta Cerri, ideatrice del blog La Tela di Carlotta (latela.com) e autrice del podcast Educare con calma, nel volume “Cosa sarò da grande”, edito da Vallardi, presentato questo pomeriggio presso la sede di Italiana Assicurazioni ad Avellino.  Ad ascoltarla una sala gremita di mamme e papà, con lei il marito finlandese Alex e i due bimbi, Oliver ed Emily, con cui gira il mondo a bordo di un camper.

“Quello che chiedo è di focalizzarci sul comportamento di noi genitori – spiega Carlotta nel corso del confronto moderato dalla giornalista Ortensia Ferrara – piuttosto che su quello dei nostri figli. L’educazione che abbiamo ricevuto è sempre stata basata sul desiderio di controllare i nostri figli e imporre loro delle regole. Ma siamo chiamati a fare un passo diverso. Per aiutare i nostri figli a diventare le persone che vorranno essere, dobbiamo, prima di tutto, essere noi le persone che vogliamo essere. Se non mi apprezzo, non mi stimo, non mi prendo cura di me, non mostro ai miei figli un modello di madre che è capace di essere felice e di ritagliarsi del tempo per sé, cosa insegnerò a mia figlia?. Come ci ricorda Maria Montessori, non possiamo insegnare agli altri qualcosa che non è dentro di noi, e non possiamo dare agli altri quello che non diamo prima a noi stessi. Ecco perché dobbiamo ripartire da ciò che siamo”.

Ed è il senso profondo del Il titolo ‘Cosa sarà da grande’ “che si riferisce a noi adulti – prosegue Carlotta – più che ai nostri figli e presuppone un cambio di mentalità. Basta con la cultura delle gerarchia, dell’obbedienza, quello che conta è stabilire una relazione basata sulla fiducia, sull’empatia e sulla collaborazione. A chi sostiene che così figli cresceranno poco rispettosi degli altri, replico che anche questo diverso modello educativo prevede delle regole e non è assolutamente vero che la volontà dei genitori finisca per contare meno di quella dei nostri figli. Semplicemente rispettiamo  i bambini come persone, insegniamo loro a fare delle scelte basate su ciò che vogliono essere e non sull’imposizione. Se insegno loro a rispettare una certa regola attraverso la punizione, la rispetteranno solo perché hanno paura di me. Ma non devo obbligarli a dire grazie, devo insegnare loro attraverso il mio esempio, mostrando loro che quando dico grazie le persone mi sorridono e io sto meglio. Solo in questo modo lo avranno imparato davvero e quando si troveranno di fronte alla possibilità di parcheggiare in uno spazio riservato ai disabili capiranno perchè non è giusto farlo. Quello che intendo dire è che i nostri figli devono scegliere di fare qualcosa perché vogliono farla e non perché mia madre mi dice di farlo. Se li responsabilizziamo, i ragazzi sono capaci di gestire al meglio le proprie emozioni. Io lo tocco con mano ogni giorno. In tanti ci fanno i complimenti per i nostri figli ma abbiamo ottenuto questo risultato educandoli a fare delle scelte, insegnando loro che il comportamento riflette chi sono”

Sulla difficoltà di essere genitori oggi sottolinea “è chiaro che è difficile perchè ci si ostina a farlo con i vecchi metodi educativi. Mentre la genitorialità è qualcosa di naturale se è basata sulla fiducia e collaborazione, su un gioco di squadra e non su un me contro te. Tuttavia, tendiamo ad educare seguendo i metodi usati dai nostri genitori, mentre dobbiamo innanzitutto capire che c’è un altro modo, c’è un’alternativa. Dobbiamo metterci in ascolto. Io punto molto sul senso di colpa che provano i genitori nel rimproverare o urlare ai propri figli. Quel senso di colpa ci dice che non ci piace quel comportamento e che possiamo rompere la relazione e cercare altri strumenti. Quando mia madre ha letto il libro mi ha confessato di avercela con sé stessa perchè avrebbe voluto educarmi in questo modo ma tutti intorno a lei usavano un diverso metodo educativo e non ha avuto sufficiente coraggio. Io le ho fatto notare che non le è mancato il coraggio ma gli strumenti. Oggi ci sono tante opportunità che ci consentono di educare diversamente e abbiamo la responsabilità morale di usarli”. Eppure, non ha dubbi Carlotta, “mia madre mi ha comunque trasmesso un esempio positivo, a 40 anni ha avuto il coraggio di cambiare lavoro e mettersi in gioco, mi ha trasmesso il valore della libertà di scegliere che ho declinato in tutti gli aspetti della mia vita. Non è stato facile neppure per me ma a poco, a poco ho scardinato stereotipi e luoghi comuni legati all’educazione dei figli”