Cenone di fine anno, resiste la tradizione ma la crisi si fa sentire. I ristoratori: il concertone in piazza ci penalizza

E sulle tavole trionfano lenticchie e cotechino

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La tradizione del cenone di fine anno resiste ma la crisi e gli effetti del contagio da Covid e influenza si fanno sentire. Lo sottolinea il titolare del Boschetto di Serino “Abbiamo cercato di mantenere contenuti i costi del cenone, 60 euro il menù accompagnato dal dj, 75 euro il cenone accompagnato dallo spettacolo di musica e cabaret con Marcello e Raffaele, Enzo Guariglia e Julia Deò Gaudio. Malgrado ciò, le richieste vaanno un po’ a rilento, del resto, sono tante le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e preferiscono festeggiare a casa la notte di San Silvestro. Poi ci si mette anche il sindaco Gianluca Festa con il concertone che penalizza le attività ristorative del territorio. Penso soprattutto ai cenoni organizzati nei locali di Avellino e dell’hinterland. Il capoluogo non è Salerno, non abbiamo la tradizione del concerto in piazza e le temperature sono proibitive, Da parte nostra confidiamo nelle prenotazioni dell’ultimo minuto.  Sono soprattutto famiglie a concedersi il cenone fuori casa, arrivano da Avellino e dintorni. Abbiamo puntato sulla tradizione con crepes alla pescatora su coulis di datterino, cortecce porcini, marroni e polvere di tarallo, gamberone reale flambato alla grappa su crema di ceci e granelli di nocciole, turbante di branzino con tortino di scarola e fagioli su sfoglia di patate”.

Non c’è ancora il tutto esaurito ma il bilancio è comunque positivo alla Masseria Piano di Cesinali “E’ il secondo anno che organizziamo il cenone, i numeri sono quelli dello scorso anno. Anche il prezzo è rimasto invariato, 100 euro con un menù legato alle tipicità con chicche di patate al profumo di mare, cannazze con ragù bianco, porcini e caciocavallo, baccalà in olio cottura cipolla rossa in agrodolce, olio al prezzemolo. A prenotare sono soprattutto famiglie e coppie”.

Si va verso il tutto esaurito anche al Grand Hotel Irpinia di Mercogliano dove il cenone costa 95 euro con un cenone impreziosito dai ritmi di Relmi Bros, dj Stefano Fauci e Zirco. Raffinato il menù con maccaroncini di Gragnano al torchio su zuppetta di astice, lampone e provoletta di Agerola, vialone nano con burro salato, pecorino stagionato di Carmasciano e tartufo nero di Bagnoli, guancetta di vitello al Taurasi con spuma di patata rossa e cocotte di lenticchie e zampone

Alla Torre in Pietra di Pietradefusi al tradizionale cenone si affianca l’evento firmato Malanotteno  con la musica dal vivo di Funk up, Ammuina live con Joe Clemente dj, AngeloMazzeo dj. E’ il titolare a spiegare come “Abbiamo il tutto esaurito già da qualche giorno. Tanti sono clienti abituali che prenotano con largo anticipo, quest’anno, poi, avremo anche tanti giovani grazie all’animazione musicale di Malanotteno. Il costo del menù è di 120 euro con un aumento di dieci euro rispetto allo scorso anno. Le richieste sono tante, c’è grande voglia di festeggiare, malgrado la crisi. In tanti avrebbero voluto prenotare anche il pranzo di Capodanno se fosse stato possibile. I piatti sono quelli della tradizione con un menù a base di pesce, mezzi paccheri gragnanesi con salsa di crostacei e vongole nude al pomodorino del piennolo, risotto mele e caso, millefoglie di spigola con carciofi di schito e granella di pistacchio. Immancabile il cotechino con le lenticchie”.

A parlare di una crescita del numero di italiani che scelgono di festeggiare la fine dell’anno al ristorante il Centro Studi di Fipe-Confcommercio, con 4,6 milioni presenze previste nei 75mila ristoranti la notte di San Silvestro.

Un dato in crescita del 2,2% rispetto all’anno precedente, seguito da un incremento percentuale doppio della spesa, che quest’anno toccherà i 433 milioni di euro (+4,6%). In calo, invece, il numero dei ristoratori che ha deciso di essere aperto per l’occasione.

Quest’anno presterà servizio, infatti, il 56,7% dei ristoranti, contro il 59,1% del 2022. La maggioranza dei locali prevede nell’offerta esclusivamente la cena (84,1%) per una spesa media di 94 euro a persona, mentre la restante parte, circa il 16%, ha organizzato anche un vero e proprio veglione con spettacoli e musica, il cui costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 121 euro a persona.

A trionfare nel menù del cenone in oltre otto tavole su dieci (85%) le lenticchie chiamate a portar fortuna mentre il tradizionale chicco d’uva è servito nel 56% dei casi.

La produzione in Italia di lenticchia – sottolinea la Coldiretti – è di oltre 6 milioni di chili e particolarmente ricercate sono quelle Castelluccio di Norcia Igp ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito.

L’accoppiata vincente – continua la Coldiretti – è con circa 4 milioni di chili di cotechino e zampone consumati proprio a fine anno con gran parte della produzione nazionale che è certificata come Cotechino e Zampone di Modena Igp, riconoscibili dal caratteristico logo a cerchi concentrici gialli e blu con stelline dell’Unione Europea, ma si rileva anche una apprezzabile domanda di cotechini e zamponi artigianali, anche acquistati direttamente dai contadini nelle fattorie e nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Non solo lenticchie tra i piatti portafortuna a fine anno ci sono – continua la Coldiretti – anche i chicchi di uva. Ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell’anno. E di buon auspicio sono anche i melograni simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare. E sorprendentemente portano fortuna anche gli spaghetti – precisa Coldiretti – a patto però di cucinarli interi, senza spezzarli.