C’era una volta la politica

0
995

 

Una volta, e mica tanti anni fa, il colore dell’Irpinia era il verde delle sue montagne, dei suoi prati e delle sue valli. E il verde era anche il colore della speranza e del futuro. Oggi quel verde si è appannato, sostituto dal grigio smorto della cinipide dei castagni, degli sterpi -che hanno preso il posto dei prati – del cemento dei borghi deserti e dall’ estate che infiamma i colori che l’autunno e la primavera non riescono a mantenere a lungo. Una volta anche la vita era più facile e la classe politica e dirigente si mostrava più capace. Anche se il clientelismo e la dipendenza politica costituivano, da sempre, una palla al piede per una ordinata emancipazione popolare. Però, quella degli anni cinquanta/sessanta, era una classe politica di tutto rispetto ed anche la classe dirigente che da essa veniva nominata e controllata rispondeva, di più di quanto avvenga oggi, a valori anche meritocratici. Insomma c’era più speranza anche se si era poveri e si continuava ad emigrare. Oggi è tutto peggiorato. Ad una classe politica di primordine che – senza scomodare i Francesco De Sanctis ed i Pasquale Stanislao Mancini, e i Rubilli, ha annoverato fior di politici, da Fiorentino Sullo, a Scoca, De Mita, Mancino, Bianco, De Vito, Gargani, Zecchini, ai Rossi Doria, Covelli, Preziosi fino a D’Ambrosio e De Simone ed uomini di cultura e intellettuali del calibro dei Dorso, dei Tino, dei Meccanico, dei Biondi, tanto per fare i primi nomi che vengono in mente, e sindaci del capoluogo come Nicoletti, Scalpati, Pionati fino ad Aurigemma e Di Nunno. Ora siamo ai politici di terza e quarta fila, che non hanno lo spessore politico e culturale dei loro predecessori e non risolvono neanche uno dei problemi di una realtà degradata e rassegnata come la nostra. La qualità della vita è peggiorata e la rassegnazione ha preso il posto dell’indignazione. Avellino, secondo i dati forniti da Italia Oggi in collaborazione con l’Università La Sapienza, ha perso otto posizioni rispetto al 2015, e si colloca al 92° posto (su 110), dopo Caserta, Salerno e Benevento. I punti deboli sono l’insufficienza dei servizi finanziari, del sistema salute, del tempo libero e del tenore di vita. Ma tutti i servizi sono scadenti, a cominciare dai trasporti, dallo stato dei lavori pubblici, dalla sanità, dalla pubblica amministrazione che in genere qualifica i servizi pubblici. Lo stato delle strade è pessimo. Sull’Ofantina si continua a morire. Lo svincolo di San Mango – per fare un solo esempio- è chiuso dal luglio scorso e la carreggiata ristretta, per un pò di terriccio caduto dopo un’abbondante pioggia, asportabile facilmente in mezza giornata. La funicolare di Montevergine, riaperta dopo anni di chiusura, in pompa magna alla presenza delle autorità regionali, provinciali e comunali è stata di nuovo chiusa dopo appena qualche settimana, impedendo, per qualche tempo, di poter accedere al Santuario per la contemporanea chiusura della stessa strada provinciale. Intanto si installano autovelox su strade sulle quali la velocità a 50 Km orari in molti tratti diventa addirittura più pericolosa. I Comuni, che li installano non lo fanno per maggiore sicurezza ma per incassare soldi dalle multe che, insieme ai parcheggi rimangono una delle poche fonti sicure di finanziamento. Non parliamo, per carità di patria dello stato dei lavori pubblici: il tunnel, il Mercatone, la stazione dei pullman ne sono l’esempio più visibile. Il centro per l’autismo di Valle grida vendetta al cospetto di Dio e, finora, si è dimostrata vana l’azione del nostro giornale e del suo Direttore – unica voce clamante nel deserto- per l’apertura. Dopo anni dall’inaugurazione del nuovo ospedale andare al Pronto soccorso è un’avventura e le liste di attesa non accennano a diminuire. La corrispondenza non si consegna per intere settimane ed ogni protesta è inutile: non rispondono nemmeno al telefono. Sorgono comitati di cittadini anche contro i ritardi ed i disservizi postali. Sulla raccolta rifiuti è inutile infierire In compenso la camorra dalla vicina Nola si è estesa nella valle di Lauro. E si potrebbe continuare a lungo…. Che dire, se non ripetere quanto L’Adelchi manzoniano, morente, disse al padre: “Ad innocente opra non v’è: non resta che far torto o patirlo”. Agli sfortunati cittadini di questa “sgarrupata” provincia non resta che patire.
edito dal Quotidiano del Sud